Per cominciare questo articolo voglio dire che lascerò fuori da questa analisi ciò che è accaduto nel post partita, perché ciò che siamo stati costretti ad assistere va ben oltre il limite della sopportazione non solo calcistica ma anche umana. Le immagini sono lì e ogni ulteriore commento sarebbe superfluo.

Andiamo dunque ad analizzare l'ennesima disfatta di questo "progetto di crescita" tanto decantato, ma che è sembrata più una lenta ed inesorabile involuzione di un gioco che a dire la verità non c'è mai stato. La partita giocata ieri sera purtroppo non è nulla di nuovo per un tifoso come me che segue la squadra con passione, ma il clamore mediatico dovuto alle conseguenze ha messo in evidenza i problemi dell'Inter di Conte per chi ancora fosse stato abbastanza fortunato da non vedere una partita in tempi recenti: la totale mancanza di un piano. Andando con ordine, Conte ha predicato più volte come la sua squadra cerchi di mettere in atto un gioco offensivo e propositivo, mascherando in realtà dietro queste parole una totale mancanza di solidità difensiva, arrivando ad arrabbiarsi quando veniva sottolineato che l'Inter riusciva a rendere meglio quando poteva sfruttare le ripartenze a campo aperto. Ciò che però è sotto gli occhi di tutti è che questo gioco offensivo non si vede, a partire dalla formazione, per consuetudine visualizzata come 3-5-2 ma in realtà più simile a un 5-3-2 dal momento che i due esterni sono fondamentalmente dei terzini, con l'aggiunta di un giocatore come Gagliardini, principalmente un uomo utile per dare equilibrio difensivo, e Brozovic che svolge il ruolo di mediano/regista puro davanti alla difesa. Non so se i lettori saranno d'accordo con me, ma non ho mai visto una squadra giocare offensivamente con 5 difensori e 2 mediani. Tutto questo è stato riproposto ieri sera in una partita in cui non solo serviva vincere, ma in caso di sconfitta sarebbe stato un fallimento in egual misura rispetto al pareggio che è poi maturato sul campo. Tutto questo ha molto poco senso.

Ora parliamo del problema più grave: la fase offensiva. I complicati schemi che una mente da 12 milioni all'anno d'ingaggio è riuscita a partorire sono essenzialmente 3: il contropiede (per quanto Conte si ostini a negarlo, è l'arma più pericolosa dell'Inter), difficilmente attuabile con squadre che si difendono come accaduto ieri sera o come capita spesso quando giochi contro squadre medio-basse, cosa che all'Inter capita di frequente essendo, almeno sulla carta, una grande squadra; la palla lunga su Lukaku, pregando che il centravanti si inventi qualcosa; infine ciò che si vede più spesso: manovra orizzontale lenta da destra a sinistra con giocatori sostanzialmente statici, fino a quando qualcuno decide di buttare la palla in mezzo sperando di cavare qualcosa dal cilindro. Quest'ultimo "schema" sembra avere come obiettivo quello di svuotare completamente l'area centrale del campo e rinunciare al fraseggio e agli scambi stretti e rapidi, e l'estremizzazione di questo stile di gioco si è visto con "l'esperimento del trequartista". Agli occhi dei più attenti non sarà sfuggito come la maggior parte delle occasioni create dall'Inter arrivi proprio da una giocata di un singolo o a una situazione fortunosa e rocambolesca, mentre non si ha quasi memoria di azioni manovrate e imbucate centrali (l'unica il bellissimo gol di Lautaro al Real su assist di tacco di Barella). Un ulteriore effetto di questo schema è quello di avere gli uomini posizionati molto male in caso di perdita palla, esponendosi a contropiedi in cui la difesa è costretta a correre indietro, ovvero quelli in assoluto più pericolosi. Un paio di esempi li abbiamo visti anche ieri mentre, al contrario, giusto l'altro ieri in Barcellona-Juventus abbiamo visto una squadra aggressiva nella zona centrale appena perso il pallone, con il risultato che i blaugrana sono stati umiliati in casa propria.

La ciliegina sulla torta è senza dubbio la gestione dei cambi, tardivi come al solito: si comincia con il classico Perisic fuori ruolo al posto di Young, protagonista di una drammatica involuzione e ormai sempre in campo più che altro per mancanza di alternative; Sanchez per Gagliardini, con l'intento finalmente di sbilanciare un po' la squadra, cambio che ha funzionato solo a metà, perché è vero che Sanchez è risultato pericoloso per gli avversari, ma è andato a posizionarsi sulla trequarti dove spesso è stato ignorato dai compagni, fedeli allo schema contiano di non considerare come valido l'attacco centrale; infine il triplo cambio, che vede finalmente l'aumento di qualità con l'ingresso di Eriksen, che ha cambiato marcia alle azioni offensive aggiungendo anche la carta del tirò da fuori, e con lui la coppia di terzini Darmian-D'Ambrosio, abbastanza incomprensibile se non per sfruttare il tempismo nei calci piazzati di quest'ultimo. Ad uscire Hakimi e Bastoni, autori di una buona prova, e Lautaro, senza dubbio il più propositivo nonostante le imprecisioni, mentre un Lukaku totalmente apatico al limite del frustrante (a cui purtroppo noi tifosi siamo abituati nelle partite che contano) continuava a vegetare per il campo risultando addirittura decisivo nello sventare la più netta occasione capitata sulla testa di Sanchez.

Concludo con una piccola riflessione sull'era Conte-Inter. Ingaggiare Conte è stato un errore in buona fede, facile da criticare ora ma in un'ottica di riportare l'Inter a competere in campionato era una mossa comprensibile. Concedergli un ingaggio così oneroso e per 3 anni è stato un errore gravissimo, soprattutto considerando che nelle sue precedenti esperienze con squadre di club ha fallito in Europa con una squadra che in seguito ha giocato due finali di Champions senza troppi stravolgimenti e si è affermata come una realtà tra le grandi big europee (la Juventus) e ha collezionato un esonero dopo aver fallito nella gestione tecnica e dello spogliatoio nella stagione successiva alla vittoria del campionato (al Chelsea). In seguito, un ulteriore errore è stato commesso con la riconferma al termine della scorsa stagione, soprattutto dopo le gravi dichiarazioni contro la società e a cui non sono seguiti trionfi in nessun campo, sull'altare dell'ingaggio faraonico che l'Inter sarebbe stata costretta a continuare a pagare.
Ora che il danno economico è comunque arrivato con l'eliminazione dalle coppe, vale la pena continuare a perseverare con gli errori e rimanere ostaggi di un allenatore che si è dimostrato altamente inadeguato dal punto di vista tattico e caratteriale?