Ci siamo: il calcio italiano (o perlomeno quello dei ricchi) ha riacceso i motori. In realtà, però, mentre i nerd esulteranno per il ritorno dello sport più amato e parlato di tutto lo Stivale, altri potrebbero considerarsi beffati e derisi ancora una volta. Dopo aver impiegato oltre due mesi per arrivare ad una soluzione, tra patate bollenti passate da una parte all’altra, qualcuno ha deciso di umiliare di nuovo i tifosi, già costretti ad assistere alle 144 partite in programma dal proprio divano.
I match a porte chiuse non sono di certo una novità; il problema è semmai rappresentato dal nuovissimo DCPM datato 11 giugno 2020, che prevede la riapertura immediata di cinema e teatri, mentre poi potranno tornare in scena le partite di calcetto e, dulcis in fundo, anche le discoteche, seppur con qualche settimana di ritardo.
Nelle discoteche ci sarà l’obbligo del distanziamento interpersonale di almeno due metri (sic!). Ce li vedete davvero migliaia di ragazzi, con gli ormoni triplicati da tre mesi di lockdown, rimanere a due metri di distanza nel momento più atteso dell’estate?
E soprattutto, perché nessuno ai piani alti del Governo ha pensato di adottare le stesse misure per consentire un ritorno negli stadi? Ma la questione non finisce qui: mentre l’accesso a cinema, teatri e discoteche sarà facoltativo, per quando riguarda gli stadi il discorso è ben diverso. In mezzo, infatti, ci sono circa 333.000 abbonamenti che i club di Serie A hanno rilasciato per l’attuale stagione.
E 333.000 tessere, con un costo di circa 150 euro ognuna, fanno un bel gruzzolo. Soldi di cui al momento nessuno conosce le sorti, visto che i club che si sono pronunciati per avviare un eventuale rimborso si contano sulle dita di una mano. Qualcuno al contrario (Lotito docet) ha già pensato ad introdurre soluzioni surreali (tifoso cartonato in tribuna, alla modica cifra di 40€ a sagoma).
Quella della ripartenza del calcio è stata – perché oramai non si tratta più di una mera discussione – una decisione che ha diviso gli stessi tifosi, tra chi si è mostrato favorevole e chi invece ne avrebbe fatto a meno; quella invece di non dedicare nemmeno una virgola, nel DCPM appena sfornato, alla questione di una possibile riapertura degli stadi ha messo tutti d’accordo: si tratta di una vera e propria presa in giro.
Con ogni probabilità il campionato, molti di noi, lo seguiranno ugualmente. Siamo deboli, vittime e carnefici ad un tempo: consumatori e consumati che, abituati ad un calcio lontano dalle origini, hanno finito per dimenticarsi cosa il calcio sia davvero. La rivoluzione, impossibile, non può che iniziare dai tifosi: ignorati, declassati, persino sfruttati, ma colpevoli in qualche modo della situazione attuale. In fondo, al di là di qualche resistenza isolata, tutto ci sembrerà normale nel giro di poche settimane.
Continueremo a rimanere a casa, spalmati sul divano, a sbraitare contro uno schermo, a gridare contro dei pixel. Si tornerà a ballare nelle discoteche, si finirà una buona volta di andare allo stadio.
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