In questi giorni si è inaspettatamente tornato a parlare di calciopoli per via di alcune dichiarazioni dell’ex presidente della FIGC Franco Carraro. I passi salienti sono stati essenzialmente 2:
- il campionato del 1998 (quello del famoso fallo di Iuliano su Ronaldo) fu falsato a favore della Juve
- lo scudetto del 2006 non andava assegnato all’Inter facendo notare che Guido Rossi dopo questa mossa andò a lavorare per Telecom
Ricordando che Carraro all’epoca fu informato in anticipo dei fatti ma non mosse un dito fino a quando il caso esplose sui giornali e fu obbligato a dimettersi anche a causa di una intercettazione nella quale chiedeva al designatore degli arbitri un occhio di favore per la Lazio. Fu condannato con una lunga squalifica dalla CAF tramutata in 80.000 euro di multa dalla corte federale.
La cosa che più mi sorprende di tutto quello che successe fu la passione con la quale di tifosi di tutte le squadre coinvolte continuarono e continuano ancora oggi a difendere le proprie società, nelle quali probabilmente si immedesimano, mentre lo stesso non fanno in caso di scarsi risultati sportivi.
Il tifoso è pronto ad attaccare il proprio presidente, il proprio direttore sportivo, allenatore e giocatori se questi non ottengono dei risultati che gli permettano di affrontare con disinvoltura i discorsi calcistici da bar con amici e colleghi. Ma se la loro squadra viene accusata di slealtà sono pronti a difenderla a spada tratta al di là delle prove provate.
La verità è che manca una cultura sportiva in un paese dove qualcuno dichiara ‘che vincere non è importante ma l’unica cosa che conta’ o dove vincere con un rigore inesistente appare ancora più bello.
Premesso tutto questo io pensavo e continuo a pensare che i tifosi in tutto questo furono solamente le vittime. A partire dai tifosi della Juventus che si ritrovarono in un incubo loro malgrado, subirono una retrocessione giusta per certi versi, ma della quale loro non erano colpevoli.
Ma anche noi tifosi dell’Inter che a mio avviso subimmo negli anni precedenti dei torti arbitrali che ci portarono anche alla perdita di alcuni campionati o almeno a non giocarli ad armi pari e che fummo ‘risarciti’ con un titolo privo di passione sportiva e assegnatoci burocraticamente per spinta dell’Uefa.
Quando Cannavaro o Capello o altri protagonisti della Juventus dichiarano di sentire loro il titolo del 2006 non so dargli torto. Sono uomini di campo e hanno lavorato per ottenere la vittoria e quindi prevale il loro orgoglio per un titolo che avrebbero probabilmente vinto in ogni caso.
Ma i veri colpevoli di tutto sono e rimangono coloro che tramavano affinchè lo sport più bello del mondo diventasse un circo da spremere molto spesso per vantaggi personali.
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