Incredibile amici! Avrebbe sentenziato il buon Josè Altafini al termine di Italia-Germania. Davvero incredibile, perché - se ci pensate bene - il sogno azzurro si è interrotto proprio nel momento esatto in cui il gesto di uno dei nostri alfieri, Graziano Pellè, sconfessava di colpo tutto quello che fin lì aveva contraddistinto il nostro Europeo. Mai eravamo stati supponenti, tanto meno sbruffoni: come avremmo potuto esserlo, visti i presupposti che avevano accompagnato la vigilia della kermesse in terra di Francia? Avevamo compiuto un cammino netto di superficialità, amnesie sia sportive che dialettiche, ed eravamo stati così misurati e coerenti rispetto ai nostri mezzi da trasformare questa consapevolezza in forza e micidiale cinismo. Poi all'improvviso, nel culmine della tensione calcistica - la lotteria dei rigori - contro l'avversario più forte in assoluto, quel ragazzone pugliese così iconico per questa nazionale decide di sfidare il secondo portiere più forte del mondo non in modo silenzioso, controllato, bensì con un gesto plateale di scherzo e sberleffo. Ammettiamolo: incollati davanti la TV abbiamo tutti pensato "Ma perché?". E, come quasi sempre avviene in casi del genere, il terribile effetto del contrappasso non ha mancato di abbattersi sulla testa del centravanti e di tutto un Paese in trepidante attesa: il rigore più brutto della storia recente della nazionale italiana, tirato proprio sotto la curva dei nostri tifosi a sancire il sorpasso psicologico dell'avversario più volte battuto ma sempre ultra-temuto. In effetti al gesto mimico di Graziano non è corrisposto il gesto tecnico poco prima mimato. Nell'atto reale del calcio di rigore siamo ripiombati di colpo nell'aurea di mediocrità che aveva ammantato la nazionale prima dell'esordio francese. Il pensiero più immediato è stato che, mediocrità per mediocrità, sarebbe stato meglio un bel tiro centrale che più centrale non si può, di potenza inaudita, anzi addirittura di punta, a certificare che il nostro ruolo in questo Euro 2016 era quello da italiani brutti e cattivi ma - per la miseria - incredibilmente efficaci.
Oggi, con la mente un po' più fredda e razionale, invece, vi dico che la vera soluzione vincente sarebbe stata quella più irrazionale: ti mimo lo scavetto al centro e ti faccio...lo scavetto al centro! Né più, né meno. Avremmo tutti guardato in faccia Neuer e con lo sguardo e la faccia di Pellé avremmo sussurrato: "Te lo avevo detto!".
Alla fine è andata com'è andata. Il nostro numero nove, se ben ci pensate, non ha colpe e non va caricato di recriminazioni: il suo gesto è stata solo l'arma, la più spontanea in quel momento, per esorcizzare la paura che, da centravanti normale di una stupenda nazionale, avrà portato con sé dall'inizio del torneo...sbagliare il calcio di rigore al cospetto del portiere campione del mondo.
Forza azzurri.
23 Novembre 1980
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