Ed eccoci qui a commentare una partita strana: si gioca? Non si gioca? Ma quando si gioca? Ma a qualcuno interessa se si gioca?

Una settimana, quindici giorni, dove si sono sovrapposte emozioni di tutti i tipi, calcistiche e non.
L'attesa per questa partita, che negli scorsi anni, negli scorsi mesi, sarebbe stata spasmodica, febbrile, in questa settimana è andata via via scemando, mano mano che la situazione del Paese andava aggravandosi. 

Ma forse le due ore di svago di cui parla Sarri sono davvero un toccasana per questo Paese e, infatti, appena le squadre entrano in campo, l'attenzione, che prima era su mille fonti di informazioni per avere aggiornamenti e, forse, per esorcizzare quanto sta avvenendo, va tutta sul campo.

Inizia la partita, il clima è surreale, si sentono le voci degli allenatori e... di Pinsoglio. Manco il tempo di un amen e c'è il primo squillo della Juve,  con la testa di DeLigt, e con un Bonnie in stato di grazia (nel senso che è stata una grazia che quel pallone fosse finito prima sulla coscia), c'è solo una squadra in campo. A quel punto mi sono posto due domande:

  1. Ma l'Inter è stata avvisata che la partita era oggi?
  2. A quale minuto faremo la nostra solita cappellata e prenderemo gol?

Alla prima domanda non ho risposta, per la seconda, invece, sono certo che ci abbiamo provato, senza riuscirci; ovvero, il buon De Sciglio (perdoniamolo perchè facciamo finta che fosse "freddo") fa uno stop ad inseguire che avrebbe fatto felice la Gialappa's e per pochi centimetri Eriksen non rimette in partita i suoi.

Per la Juve da segnalare con un super pollice in su la prova dei più govani (Bentancur e DeLigt) e dei vecchietti (Matuidi e CR7), anche se poi la partita l'hanno decisa un Ramsey in super crescita (finalmente un centrocampista che si inserisce) e una prodezza di Paulino, vera Joya per gli occhi.

La partita, dal mio punto di vista, l'ha vinta Sarri, con due mosse al limite della "genialità":

  1. annullare Lukaku e Brozovic, ossia gli unici "play maker" che ha l'Inter;
  2. lasciare in panca Pjanic e, quindi, decidere di giocare in undici.

Un applauso, dal mio punto di vista, va al grande ex Conte che, al suo ritorno in uno Stadium "muto", ha avuto la lucidità e l'onestà di ammettere la superiorità (sia tecnica che di personalità) della rosa bianconera.


Ed ora, passiamo all'analisi "postpartita".

Nel titolo dell'articolo, ho già anticipato quelli che sono i miei dubbi, che non riguardano questa singola partita, ma questa partita nell'intero contesto degli ultimi mesi bianconeri.
La speranza è che questo match sia il classico "click" che ad una squadra serve per poter cambiare marcia e, si spera, le sorti di questa stagione (siamo in ballo su tutti i fronti). 

Tuttavia, non si può negare che è un marchio di fabbrica delle squadre "finite" quello di riuscire a tirar fuori delle prestazioni maiuscole (si veda il Napoli contro la Juve), per poi appiattirsi e non trovare più stimoli nell'arco di tutta la stagione.

La partita contro il Lione, più che questa contro gli "amati nemici", potrà rivelare questa Juve dove può, ma soprattutto dove vuole arrivare. 

La sensazione è che in Italia, la forza di questa rosa riesca ancora (ma non oltre questa stagione) a far valere la sua superiorità tecnica, nonostante gli sbandamenti dovuti ad una mancata amalgama (ma ne parleremo in un altro articolo) tra squadra e mister (e qui ammetto di aver toccato ferri, amuleti ecc.).

In Europa, invece, dove si vince con il gioco e la velocità, i limiti (soprattutto nella zona nevralgica del campo) non possono essere nascosti dalla classica foglia di fico, ed è quel palcoscenico che ci dirà se la Juve vista ieri è ad una "rinascita", come la Fenice che risorge dalle sue ceneri o se è giunta al capolinea e bisognerà aspettare e confidare nella società, affinchè il prossimo ciclo (che comunque dovrà esserci a giugno) sia ancora più vincente di questo ormai concluso.

La speranza è che la squadra (che ha nel suo DNA quello di lottare e soffrire per vincere) riesca a compattarsi nelle difficoltà e riesca a ruggire come un leone, proprio quando in tanti (me compreso) la danno per finita e che dia tutto ciò che ha... FINO ALLA FINE!