Quando pensi a Verona, ti viene subito in mente l'amore. La città di Giulietta e Romeo, con il suo balcone, che ogni anno viene visitato da migliai di turisti. Tappa obbligatoria per chi viene da fuori. Ma Verona è sopratutto la città dell'Arena, delle sue imponenti chiese romaniche, della centralissima via Mazzini e delle sue famose piazze: Piazza Bra e Piazza delle Erbe.

In ambito calcistico, Verona, e nello specifico l'Hellas, ha una storia quasi centoventennale, essendo nato nel 1903. Raggiunge la gloria nel 1984-1985. Nell’anno in cui approda in Italia il nuovo "dio del calcio": Diego Armando Maradona. Gli occhi degli appassionati sono tutti puntati sul fuoriclasse del Napoli. Ma quel campionato è destinato a entrare nella storia. Non per le giocate del numero 10 argentino, ma perchè la serie A ha un nuovo, inaspettato padrone: l'Hellas Verona. In mezzo alla Juventus di Platini, all'Inter di Rumenigge e alla Roma di Falcao, i ragazzi del "mago della Bovisa" Osvaldo Bagnoli vincono uno storico scudetto. Lo scudetto della provinciale. Conquistato matematicamente il 12 maggio 1985 a Bergamo. In tutta Italia non si parla d'altro. Una vittoria che resterà indimenticabile per tifosi veronesi e non.

Facciamo un balzo in avanti di 15 anni. Siamo nella stagione 2000-2001. L'Hellas, dopo il brillante nono posto dell'anno precedente con Prandelli, soffre. A fine campionato totalizza 37 punti. Salvezza? Nì. Dovrà sudarsela nel doppio spareggio contro la Reggina. Al "Bentegodi" finisce 1-0 per i padroni di casa, con marcatore il danese Laursen. Nell'infuocato "Granillo" l'eroe di giornata si chiama Michele Cossato, nato a Milano ma veronese d'adozione. E' suo il gol all'85' che permette ai gialloblù di rimanere in serie A anche l'anno successivo. A Verona si festeggia doppiamente. Già, perchè doppiamente? Perchè qualche settimana prima, il 3 giugno 2001, un quartiere della città entra nella storia del calcio italiano. Il Chievo, 4.000 abitanti circa. Promosso in serie A! Ma dai! Nasce una favola. Questo vuol dire che, per la prima volta, Verona avrà il suo primo derby nell’olimpo del calcio! Un evento impensabile fino a quel giorno. I tifosi dell’Hellas mai avrebbero pensato che le loro parole sarebbero state profetiche: "E quando i mussi (gli asini) volarà, faremo el derby in serie A".

Il giorno che tutta la città aspetta con trepidazione è il 18 novembre 2001. Piove a dirotto. Derby bagnato, derby fortunato avranno pensato i tifosi delle due squadre. Il "Bentegodi" registra più di 38.000 spettatori. Livelli raggiunti solo con le big. E udite udite: i clivensi arrivano a questo appuntamento da primi in classifica! Già, perchè la squadra di mister Delneri, sin dall’inizio del torneo, non dimostra alcun timore reverenziale nei confronti di tutte le altre squadre e pratica un calcio meraviglioso. L'Hellas di Malesani, invece, è in piena zona Uefa. A Verona si sogna. Che notte quella notte, cantava Fred Buscaglione. Che sera quella sera, dico io. Una partita emozionante, vibrante, spumeggiante. Continui capovolgimenti di fronte, lanci millimetrici, duelli fisici, scivolate, occasioni, proteste. C'è di tutto. Al 33' il primo tuono nel tenebroso cielo veronese. Il "geometra" Corini traccia una traiettoria perfetta per la corrente Eriberto. Il brasiliano vola in aria e di destro infila in pallonetto l'incolpevole Ferron. Primo storico gol della stracittadina. Segnato da colui che l'anno successivo si rivelerà con un altro nome. Ma questa è un'altra storia. Il ghiaccio è rotto. Sulle ali dell'entusiasmo, il Chievo raddoppia pochi minuti dopo. Rigore: batte Corini. Rete, 0-2! Il primo tempo sembra destinato a chiudersi con questo parziale e i tifosi della North Side si fregano le mani, pregustando già i titoloni sui giornali: "Chievo regna", "A Verona comanda il Chievo" ecc.. Ma l'Hellas ha una reazione d’orgoglio. Mutu viene atterrato in area. Trentalange fischia. Oddo batte il rigore. Gol! Distanze accorciate. Nella ripresa, dopo un quarto d'ora, il Chievo resta in dieci. Espulso Marazzina. Sembra un presagio di sventura. Detto fatto. Al minuto 70 il terzino clivense Salvatore Lanna si rende protagonista in negativo, appoggiando nella propria porta un pallone che lascia di sasso Lupatelli. Ora la sfida si fa caldissima. Neanche il tempo di schiarire le idee, che due minuti dopo arriva un altro gol. Difesa del Chievo troppo alta. Camoranesi si ritrova il pallone tra i piedi e di piatto infila Lupatelli. Finisce 3-2! Il più euforico di tutti è il veronese puro Alberto Malesani da San Michele Extra. Corsa da sprinter con il cappellino in mano sotto i butei della Curva Sud. Gioia irrefrenabile la sua. Sembra quasi un paradosso pensare che, fino a qualche anno fa, era al timone proprio del Chievo. Quel Chievo che dopo anni di serie C, guidò in serie B e che sembrava aver toccato il massimo possibile raggiungibile.

In città gli sfottò sono all’ordine del giorno (dopo). Da quel momento in poi, l'Hellas ha avuto una sorta di appagamento. Come se l'obiettivo stagionale fosse quello di imporsi come regina della stracittadina. La sbornia del derby ha lasciato il segno. Ne è la prova la domenica successiva, quando per risvegliarsi, i ragazzi di Malesani hanno bisogno di prendere 5 schiaffi dal Torino. Al giro di boa, la banda Delneri esce vittoriosa da Bergamo, con tanto di face to face finale tra il tecnico friulano e il capitano atalantino Doni. L'Hellas invece regola il Piacenza con un gol di Zanchi. Inizia il girone di ritorno. Il Chievo, che tanto aveva fatto stropicciare gli occhi nei primi 4 mesi, non riesce più a vincere. E per riassaporare la gioia dei tre punti, deve aspettare ben 11 giornate! Contro chi? Già, avete capito. Proprio contro i cugini. Il 24 marzo va in scena il derby di ritorno. Corini e compagni, nel frattempo, avevano vissuto di persona una terribile tragedia. Il 2 marzo 2002 muore a causa di un incidente stradale il loro compagno Jason Mayele. La sua maglia numero 30 verrà poi ritirata. Anche l’Hellas arriva a questo appuntamento in condizioni non ottimali. Capitan Colucci e compagni, dopo l’ottimo girone d’andata, cominciano ad accusare segni di cedimento e si portano pericolosamente a quattro punti dalla zona retrocessione. Da gennaio in poi cominciano a circolare voci fastidiose su possibili trasferimenti in grandi squadre dei giocatori più in vista come Mutu, Oddo, Gilardino, Camoranesi. Voci che, se non gestite serenamente, destabilizzano e creano malumori. Quella domenica, l’Hellas parte bene. Nel primo tempo, dopo 12 minuti, si porta in vantaggio con il rumeno ex Inter, e la strada sembra quella giusta. Ma, chi la fa l’aspetti. Gli dei del calcio avevano probabilmente in serbo uno scherzetto per il loro allenatore. Ricordandosi dell'esagerata esultanza a novembre, incaricano Federico, il Cossato minore dell'eroe di Reggio Calabria, di pareggiare i conti. Al 42' e al 74' due gol fotocopia: cross in area e l'attaccante libero che per due volte timbra il cartellino. Un veronese a siglare una doppietta nel derby gialloblu. Il massimo. Una sconfitta che per l'Hellas lascerà il segno. Nelle successive cinque giornate raggranellano 4 punti. Sentono prepotentemente il fiato sul collo di Brescia, Udinese e Piacenza. Proprio contro quest’ultima, si consuma l’atto finale. Il 5 maggio 2002, al "Garilli", i "reds" di Walter Novellino hanno gli stessi punti (39) dei veronesi, ma con due lunghezze in più sul Brescia di Baggio, che quella domenica deve affrontare un Bologna posizionato al quinto posto, e con due lunghezze di vantaggio sull’altra squadra veronese, il Chievo. La squadra della Diga deve affrontare un'Atalanta ormai in vacanza. Mentre in Messico è un giorno di festa (el Cinco de Mayo), a Roma e Piacenza si consuma el dia mas triste per i tifosi interisti e gialloblù. Gli scaligeri sprofondano in Emilia. Il Brescia vince col Bologna. E si salva. La parola retrocessione, per l’Hellas, non è più utopia: è realtà. Una parte di Verona piange. L'altra ride. Non delle disgrazie altrui, ma perchè il miracolo Chievo si è materializzato: i mussi volano al  5° posto, ovvero un posto al sole in Coppa Uefa. Una stagione che resterà dolceamara per la città di Verona.