Se qualcuno si fosse aspettato un Tavecchio piangente ai microfoni in seguito alle sue dimissioni, è rimasto deluso. Era un po' di tempo che non vedevo un nonnino (in senso bonario è) così deciso, così impertinente e così simile a un discorso del duce. L'aggressività e la non curanza del ruolo che ricopriva e del luogo in cui stava parlando è la prima mancanza di rispetto verso un popolo italiano devoto al calcio.
Snocciolando la conferenza fiume, i nodi principali possono essere riassunti in:
- Sono stato tradito da chi mangiava nel mio stesso piatto.
- Non ho scelto io Ventura.
- Ho fatto bene questo, quello e quell'altro.
Sono stato tradito da chi mangiava nel mio stesso piatto - Partendo dal primo punto, Tavecchio incosciamente ha palesato l'enorme lotta di potere e interessi che gira intorno a quella poltrona. Certo, non ci voleva il Tavecchio furioso per giungere a queste conclusioni, ma almeno adesso abbiamo pià di una prova tangibile. Coniugare gli interessi di 4 parti "politiche e sportive" diametralmente opposte l'una alla'altra non deve essere semplice. Per questo chi verrà dopo di lui, ahimè, si ritroverà nella stessa identica sicutazione del precedessore. Urge un cambiamento radicale, urge una rivoluzione culturale che noi italiani non siamo mai stati in grado di fare; in nessun settore della nostra vita sociale.
Non ho scelto io Ventura - L'immancabile scarica-barile all'italiana non è mancato. Ventura non lo ha scelto lui. Lo ha scelto lo spirito santo e lo ha calato direttamente dai cieli. Nella società italiana, purtroppo, non vi è la concezione che gli errori devono essere pagati dall'alto, via via a scendere fino al colpevole reale. Il presidente di una commissione, di un gruppo, di un'associazione, ha il dovere morale e giuridico di prendersi le responsabilità di ciò che viene fatto dai propri collaboratori. Al momento che si avvalla tale decisione, se ne prende atto e se ne condivide la scelta. Quindi signor Stravecchio ci risparmi questa pantomima. D'altronde veniva pagato (e bene) anche per questo.
Ho fatto bene questo, quello e quell'altro - Ultimo, ma non ultimo, non poteva mancare l'elenco delle cose fatte (bene o male non se ne preoccupa nessuno). Nel suo incipit però Stravecchio fa la gaffe più grande, sicuramente passata inosservata ai più. Prima attacca dicendo che il sistema non si rifonda in due anni... che i frutti si vedono dopo otto... e che quindi lui stava solo cogliendo i frutti della precedente gestione e seminando per il futuro. Poi, alla fine, con una scena solenne e teatrale, snocciola tutte le sue "vittorie" politiche. Ma come (ex) presidente, ora sono diventate le sue? ma non stava raccogliendo i frutti seminati da altri?
La classe politica sportiva non differisce assolutamente da quella politica in generale. Ci credono tutti scemi, ci credono tutti senza cervello.
Bhè, mio caro (ex) presidente Stravecchio, con me le è andata male. Au Revoir!
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