18 giugno 2019, data storica per la nostra Nazionale femminile di calcio, nonostante la sconfitta per 1-0 contro le Brasiliane, le nostre ragazze riescono a qualificarsi agli ottavi del torneo Mondiale come prime classificate. Un risultato non proprio sperato quando nel girone ti ritrovi con l'Australia di Samantha Kerr e il Brasile di Marta, atleta che detiene il record di gol segnati in un Mondiale (17) superando Miroslav Klose.
L'Italia è tornata a partecipare a un Mondiale a distanza di 20 anni e lo sta facendo alla grande. Grazie anche al contributo di varie emittenti telesive e giornali, si sta dando la giusta visibilità a un evento e un calcio che meriterebbe più attenzioni. La Nazionale dispone di giocatrici veramente importanti, Laura Giuliani tra i pali, Sara Gama, Elena Linari, Cristiana Girelli, Barbara Bonansea, Ilaria Mauro e cosi via... se da un lato queste ragazze ci piacciono e ci fanno esultare, dall'altro lato, purtroppo, il calcio femminile in Italia è ancora indietro.
Il problema più grande, è che è ancora considerato un calcio dilettantistico e le calciatrici non possono ottenere uno status professioninstico a causa della legge 91/1981 che disciplina le norme in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti. Attualmente ad usufruire di questa legge sono solo il calcio, ciclismo, golf e pallacanestro solo maschili, quindi di conseguenza, per le calciatrici signfica non avere un lavoro per la quale siano riconosciuti i diritti elementari, mi riferisco alla mancanza di un contratto tipo, mancanza di tutele e contributi previdenziali. Per assurdo, queste ragazze che oggi stanno disputando un super Mondiale, vivono nel pieno e forzato dilettantismo e sono soggette a delle limitazioni di retribuzioni che per gli uomini non esistono, infatti il tetto massimo è di 27/28 mila euro annui.
La Uefa un paio di anni fa ha chiesto alle federazioni nazionali di investire sul movimento calcistico femminile, finanziandone in parte l'investitura economica, da quel momento in poi, in Italia abbiamo assistito alla nascita di nuove società tipo la Juventus Women, nascita di nuovi vivai e del passaggio di Serie A, Serie B, Coppa Italia e Supercoppa sotto il 'controllo' della FIGC, mentre i campionati interregionali sono rimasti ancora alla LND.
Da quel che si sa, sono in corso dei contatti tra FIGC e Governo per procedere all'introduzione del professionismo nel mondo femminile, probabilmente inserendo il tema nel decreto crescita. Qualche giorno fa, il presidente Gabriele Gravina ha rilasciato questa dichiarazione "E' ora di riconoscere il professionismo alle ragazze del calcio che giustamente lo rivendicano".
Concordo con lei, Presidente. Il calcio femminile in Italia è una bellissima realtà che esiste e va pienamente valorizzata.
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