I giocatori passano, la maglia resta. Sempre più spesso, nel calcio moderno, sentiamo pronunciare queste parole da parte dei tifosi sparsi per l'Italia e non solo. In un calcio in cui il dio denaro la fa da padrone, i giocatori simbolo sono sempre più rari. Uno di questi è sicuramente Gigi Buffon, icona leggendaria della Juventus e della Nazionale italiana, probabilmente il portiere più forte che abbia mai calcato un campo da calcio. Domani il portierone lascerà la compagine bianconera dopo 17 lunghi anni, passati tra successi, record, sconfitte, lacrime e magari qualche rimpianto (la "maledetta" Champions League, sfiorata per ben tre volte in finale), ma non sarà l'unico grande protagonista in Europa a chiudere il cerchio di una grande carriera nel calcio che conta. Andres Iniesta, il centrocampista emblema del tiqui taca guardioliano, andrà via dal Barcellona per trasferirsi in una nuova squadra, probabilmente in Oriente. Il canterano blaugrana è ai saluti finali, che culmineranno nella grande festa per la vittoria della Liga da parte della squadra di cui è diventato capitano dopo l'addio, nel 2015, di un altro gigante del formidabile centrocampo catalano: Xavi Hernandez.
Se già i due citati Buffon e Iniesta faranno scorrere lacrime di tristezza e nostalgia ad ognuno di noi appassionati, immaginiamo che anche a Madrid gli animi saranno scossi. Fernando Torres chiude nel migliore dei modi possibili la sua vita colchonera a Madrid, vincendo e sollevando il primo trofeo con quella maglia, l'Europa League conquistata giovedì contro il Marsiglia. Anche il capitano più giovane nella storia dell'Atletico (aveva soltanto 19 anni quando, nel 2003, gli fu affidata la fascia) migrerà verso altri lidi, dopo aver considerata conclusa la sua lunga storia, durata 10 stagioni in totale, col club ora allenato dal suo ex compagno di squadra Simeone.
Vien da sè pensare che questo 2018 porti con sè grandi cambiamenti: gli addii del già nominato Xavi, di Alessandro Del Piero, di Ringhio Gattuso, di Paolo Maldini, di Javier Zanetti e di Francesco Totti, ultimo in ordine cronologico, avevano già aperto uno squarcio nel cuore dei tifosi, rimasti sempre più soli e "abbandonati", come è fisiologico che sia, dalle proprie bandiere. I saluti di Buffon, Iniesta e Torres sembrano ora spalancare del tutto le porte ad una nuova, differente, era calcistica; un'epoca in cui i miti, le leggende, le storie d'amore tra un calciatore, ma soprattutto un uomo, e una squadra probabilmente non esisteranno più come ci sono state fino ad oggi. E a noi, tifosi romantici, che amiamo sognare e che siamo cresciuti con la passione per dei colori piuttosto che altri grazie anche ai nostri idoli d'infanzia, non resta che metterci il cuore in pace, sperando che un giorno potranno nascere altri idoli con cui magari far crescere i nostri figli. Ma una cosa è certa: come sempre, anche se con un groppo in gola e qualche lacrima, diremo ancora una volta che i giocatori passano, ma la maglia resta.
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