La cena tra Sabatini e Ausilio da una parte e Spalletti Martusciello dall'altra di un paio di sere fa è stata decisiva per la svolta di mercato nerazzurra alla quale stiamo assistendo in queste ore.
Le accelerazioni per Dalbert, Vecino e Keita Balde, la possibilità Lucas Lima, l'improvviso e clamoroso rientro in gioco su Schick e l'offerta formale per Vidal sono probabilmente nate dal confronto tra i tecnici e i dirigenti nerazzurri. A tal proposito qualche osservatore meno attento può ritenere che ciò sia dovuto al tentativo, anche un po' affannoso, di rincorrere il Milan e una campagna acquisti sulla carta molto brillante e alla quale non assitevamo da ormai molti anni.
In realtà la strategia nerazzurra è cambiata, non tanto nei tempi quanto nella sostanza dell'intervento. Nei primi tempi si diceva che l'Inter aveva una rosa competitiva nella quale servivano solo pochi innesti di qualità, e che prima di ogni mossa in uscita bisognava dare a Spalletti il tempo di giudicare i vari giocatori. Ora meno di quindici giorni di ritiro apparentemente non sembran poi così tanti per queste valutazioni, tuttavia all'occhio attento del nuovo mister non sono sfuggite alcune clamorose lacune tecniche, sia individuali che di squadra.
Le assenze di mancini naturali (specie nei centrali difensivi), di un terzino sinistro decente, di un centrale in grado di far ripartire la manovra sono palesi, a questo aggiungiamo alcuni doppioni di ruolo ancora presenti e alcuni giocatori demotivati (Perisic, Brozovic). La comunicazione non verbale di Mister Spalletti durante le amichevoli disputate, in particolare quella con il Norimberga è molto più chiara di tante parole. Spalletti a braccia larghe, che si morde la lingua, su svarioni difensivi inguardabili e la sera dopo va a cena con il direttore tecnico a mio avviso significa: (pugno sul tavolo) altro che innesti di qualità, la struttura di fondo della rosa va riformata, mi servono giocatori diversi e se riuscite vedete di sfoltire. Kondogbia meglio darlo via che recuperarlo, i demotivati via, e se proprio non arriva il gran nome prendetemi un buon carpentiere come Vecino che di ingegneri ne ho fin troppi nella rosa. E vi risparmio gli epiteti toscani che il buon Luciano avrà aggiunto a questo concetto.
Sabatini uomo scaltro ha capito il messaggio, e ha pigiato sul pedale dell'acceleratore, in quanto è ben consapevole del carattere del suo allenatore che non le manda certo a dire. Pertanto la situazione, come d'altronde i tifosi avevano già intuito, è meno rosea del previsto e l'intervento da fare è molto più profondo di quello che si riteneva di dover fare all'inizio. Ma questo non è necessariamente un male soprattutto per noi tifosi, che abbiamo bisogno di facce nuove non legate a anni di sconfitte e disonore.
Il colpo per le magliette, ovvero Di Maria, dovrebbe essere maturo ad Agosto, sempre che nell'"affaire Nainggolan" che ha il rinnovo apparecchiato con la Roma non spunti un colpo di scena alla Schick.
Se son rose, saranno neroazzurre.
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