Il derby della Madonnina numero 175 in Serie A sarà ricordato per i suoi significati calcistici e non. Un derby che profuma di scudetto, dieci anni dopo l’ultimo scontro al vertice tra le due milanesi. Un derby che profuma di rinascita, ad un anno esatto dallo scoppio della pandemia.
La rinascita calcistica. Le milanesi sono le due società italiane più titolate (dopo la Juventus) con un totale di 90 trofei: 51 per il Milan (inclusi i 2 campionati di serie B) e 39 per l’Inter. In Italia sono in parità, con 30 trofei a testa. La differenza tra le due bacheche è a livello internazionale: i rossoneri vantano infatti il miglior palmares di tutte le società italiane. Restando in Europa, Milan e Inter sono le ultime due squadre ad aver portato la Coppa dalle Grandi Orecchie in Italia: nel 2007 ci era riuscito il Milan di Ancellotti e nel 2010 l’Inter di Mourinho. Da lì, un calvario durato dieci anni: dopo la fine dei due cicli più vincenti di sempre (quello di Berlusconi per il Milan e quello di Moratti per l’Inter) la rifondazione delle due società, affidata a magnati cinesi e fondi internazionali, si è rivelata più travagliata del previsto (e quella dell’Inter è ancora in bilico). Inevitabili le ripercussioni: mancanza di programmazione, continui avvicendamenti tecnici, pochi soldi, zero trofei. Ma il vento è cambiato e le milanesi sono tornate a giocarsi il campionato nella stracittadina: l’ha spuntata l’Inter con un netto 3-0. E per quanto sia prematuro oggi fare delle previsioni, una cosa è certa: Milano è tornata nel calcio che conta.
Preludio di un’altra rinascita? Il 21 febbraio 2020 a Codogno veniva identificato il primo caso italiano di Covid-19, la Lombardia veniva dichiarata zona rossa e di lì a poco il Paese sarebbe entrato in lockdown. Milano, Locomotiva d’Italia e capitale della regione più colpita con oltre 28mila decessi, si ferma: aeroporti vuoti, eventi cancellati, musei e teatri chiusi, luci della movida spente, saracinesche degli esercizi commerciali abbassate. Solo un silenzio assordante, interrotto dal rumore sinistro delle sirene delle ambulanze. Uno anno dopo, le misure di distanziamento e soprattutto l’inizio della campagna vaccinale fanno sperare in un progressivo, ma lento, ritorno alla normalità. La Locomotiva è ripartita, anche se non a pieno regime, e per le strade è tornata a scorrere la vita, soprattutto da quando bar e ristoranti hanno ripreso ad accogliere i tanti milanesi affamati di libertà.
Il cammino è lungo e non privo di ostacoli (ritardi nei vaccini, varianti del virus, negligenze dell’amministrazione). L’augurio, però, è che la primavera calcistica milanese sia il preludio di una rinascita più grande, capace di coinvolgere tutti gli ambiti della vita economica e sociale della città.
Chiara Saccone
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