Il pareggio del San Paolo ha diviso il popolo interista tra disfattista che considerano fallimentare la stagione dell'Inter dopo le eliminazioni in Champions League e Coppa Italia (oltre ad un campionato che difficilmente vedrà l'Inter protagonista in questo finale di stagione) e chi invece guarda con ottimismo al futuro, complice una Europa League ancora tutta da giocare e un calendario favorevole in campionato.

La verità sta come sempre nel mezzo: l'Inter ha cominciato alla grande la stagione e forse le aspettative si sono innalzate fin troppo per essere sopportate dalle spalle non ancora abbastanza larghe della squadra di Conte, ma è pur vero che, nella doppia sfida con un onesto ma appena discreto Napoli, era lecito attendersi di più dall'Inter, che mai come stavolta aveva la grande occasione di tornare in finale 9 anni dopo l'ultima volta e per giunta contro una Juventus imballata da una preparazione che, presumibilmente, la vedrà in forma verso fine luglio per arrivare al top alla fase finale di Champions League. Questo ha portato il tifo nerazzurro a scatenarsi contro la squadra, tenendo conto anche del digiuno di trofei al quale sono sottoposti ormai da anni, nonostante una partita giocata bene dopo 3 mesi di sosta forzata. Anzi, l'Inter è stata indiscutibilmente la squadra più brillante delle quattro semifinaliste di Coppa (sebbene il Milan abbia dovuto patire l'handicap dell'inferiorità numerica praticamente da inizio partita) ma ciò evidentemente non basta a soddisfare la fame di successo dei tifosi della Beneamata. 

Soffermandoci sulla partita di sabato, l'Inter come spesso le capita è partita forte, è passata subito in vantaggio e per 30' ha imposto il proprio ritmo alla partita, sfiorando ripetutamente il raddoppio. Il gol di Mertens è stato una vera e propria doccia fredda, alla quale i nerazzurri hanno reagito con fatica e senza riuscire ad imporre di nuovo il proprio ritmo, se non per tratti molto brevi.
Il problema è certamente da ricercare nella condizione atletica, fisiologicamente ancora lontana dall'essere al top ma anche nella scarsa capacità di gestione delle energie e del ritmo della partita che caratterizza l'Inter, e che forse rappresenta il vero neo dell'esperienza di Conte all'Inter. Perché, come già successo a Barcellona e a Dortmund, quando l'Inter ha gamba, corre e lotta può dar filo da torcere a chiunque, riuscendo anche a passare in vantaggio. I guai iniziano quando le energie iniziano a scarseggiare: l'Inter ha dimostrato di non saper soffrire, di non saper stringere i denti e portare a casa il risultato quando l'avversario è di un certo spessore. Motivo per il quale, Conte ha delle responsabilità ben precise su questo atteggiamento, questo modo di stare in campo tanto divertente quando l'Inter ha fiato quanto penalizzante quando il più delle energie hanno abbandonato i nerazzurri.
E se, soprattutto dopo l'infortunio di Sensi, Conte aveva l'attenuante di una squadra poco tecnica, ora con l'arrivo e l'inserimento di un Eriksen in crescita, congiuntamente all'introduzione nell'11 titolare di Bastoni, il tecnico leccese può contare su una formazione con molta più qualità e proprio a Napoli dal 1' si è vista la presenza in contemporanea di Bastoni e de Vrij, due difensori capaci di far cominciare l'azione da dietro e sviluppare la manovra al ritmo che più può fare al caso dell'Inter a seconda delle necessità, con Brozovic in cabina di regia ed Eriksen sulla trequarti. Insomma, c'erano tutte le possibilità per gestire il ritmo a proprio piacimento e, soprattutto in virtù del vantaggio maturato dopo 3', forse serviva maggiore maturità per evitare di incappare nel solito errore di cercare in modo quasi isterico la via della rete, anche quando apparentemente non ce n'è bisogno.

Di questo è certamente responsabile Antonio Conte, il quale comunque sta plasmando una squadra di un livello ben superiore a quello dell'anno scorso. Sebbene i risultati non siano nettamente migliori del recente passato, chi vede l'Inter giocare sa che questa squadra non ha paragoni con l'anno scorso (quando si viaggiava quasi sempre a ritmo molto compassato), e seppur portando a casa un punto in meno della stagione 2018/2019, in questa Champions l'Inter ha saputo confrontarsi ad armi quasi pari con Barcellona e Borussia Dortmund, mostrando sì poca maturità nella gestione della partita e poca attitudine a soffrire (soprattutto in Germania), ma è pur vero che l'anno scorso a Londra e in Catalunya la squadra nerazzurra aveva proposto ben poco, con atteggiamento arrendevole e l'intenzione di "sfangarla" in trasferta. Suning sperava di vedere l'Inter agli ottavi già da quest'anno e l'amarezza dell'ambiente è forte, va detto però che anche quest'anno l'urna di Nyon non è stata gentile con i nerazzurri, avendo preso 2 squadre che fatturano di più e da più anni (aspetto da non sottovalutare). Delusione tanta, amarezza pure ma il fallimento è un'altra cosa per come il girone si è sviluppato (l'Inter si è giocata l'ultima giornata contro il Barça con 4 centrocampisti su 5 di riserva).
In attesa anche della strana Europa League di agosto, in campionato il miglioramento dell'Inter di Conte è netto ed è sì vero che Suning ha impegnato 150 milioni circa per i cartellini dei calciatori, ma è pur vero che il monte ingaggi è cresciuto il giusto, ancora lontano da quello della Juventus, a conferma del fatto che l'Inter non ha aggiunto molti campioni (Eriksen e forse Lukaku...) ma semplicemente iniziato a costruire un'ossatura con tanti buoni calciatori che, si spera, faranno parte del gruppo dei prossimi anni come Barella, Bastoni, Sensi che si aggiungono ai vari de Vrij, Skriniar, Brozovic e ai quali forse si aggiungeranno Tonali e uno tra Sarr e Kumbulla, ottenendo così il giusto mix tra esperienza ed età all'interno della rosa. 

Al timone di questa rosa presumibilmente ci sarà per ancora un bel po' (si spera) Antonio Conte, il quale è noto per vincere subito e trarre subito il meglio dall'ambiente al primo anno, ma a 50 anni l'allenatore leccese potrebbe riscoprire una maturità e una pazienza (soprattutto verso se stesso) nuove, che potrebbero portarlo ad un percorso simile a quello compiuto da Klopp a Liverpool, magari con gli stessi risultati...