Adesso è ufficiale. Sono mesi che si parla di cifre, percentuali, presidenza e centinaia di altri aspetti. Ma adesso è ufficiale. Sono mesi che cerco di capire come farmi andare giù la realtà di un Inter non più in mano a un Moratti. Ma adesso è ufficiale. Sono mesi che, carta e penna in mano, cerco di stilare l’elenco degli aspetti positivi che sicuramente porterà Tohir. ma adesso è ufficiale. E fa un effetto decisamente strano.
18 anni. Come un figlio che, maggiorenne, decide di uscire di casa. Non dalla tua vita, perchè ne farà sempre parte, ma non sarà più un rapporto unico. In quel febbraio del 1995 ero un pischello che, crollasse il mondo, doveva avere nel portafoglio almeno quelle diciottomila lire per acquistare il biglietto del terzo verde. Quello più economico. Avevo letto sulla Gazza che l’Inter era tornata in mano a “un Moratti”. Pellegrini aveva deciso di vendere la società a Massimo, figlio di Angelo. Ricordo che la prima cosa che ho pensato guardando le foto dei protagonisti dell’articolo è stata: “Ammazza! E’ identico al padre!”. Che poi per me (il padre) era solo una serie di racconti o di immagini in bianco e nero. I miei amici più sfortunati (nel senso che sostenevano di tifare Milan o Juve, senza sapere che esiste solo l’Inter) prendevano in giro dicendo che dal cuoco degli Agnelli eravamo passati al benzinaio della Fiat. Ma io ero contento perché una garanzia, questo per me sconosciuto signore, riusciva a darla. Era interista. Figlio di interisti e con figli interisti. Dava la stessa sicurezza che infonde il pensiero di tornare al caldo di casa propria.
Poi arrivò Zanetti (nella valigia di avioncito Rambert), arrivò Ronaldo (quello vero) che mi fece vedere sul campo cosa vuol dire essere davvero dei campioni fuori del comune, arrivarono tanti altri campioni (o presunti tali). Abbiamo vissuto insieme gli alti di Mourinho e del Triplete e i bassi di Lippi e del 5 maggio. Insieme abbiamo lottato contro chi ha portato nella storia del calcio italiano la vergogna più grande. Con metodi leciti (secondo alcuni) e illeciti (secondo altri). Finendo quasi per risultare gli unici farabutti in un sistema limpido. Per ogni ricordo come questo arriverà una lettera di puro odio per esternare la contentezza di non averti più protagonista nel calcio. Di gente che si professa vittima indossando la maglia di Facchetti con il numero 48, invocando il morto che parla. E ti farà male lo stesso, perché alla fine, oltre che presidente, sei sempre stato soprattutto un tifoso.
Adesso ci sono questi signori indonesiani. Non ho più la spensieratezza di 18 anni fa perchè crescere vuol dire anche essere più consapevole di quello che ci succede intorno. Di sicuro non posso rifugiarmi nel rassicurante pensiero di un Inter in mano a un interista. E guardando la foto Tohir non assomiglia certo ad Angelo Moratti ma al cantante PSY. Me ne farò una ragione solamente perchè non posso fare altrimenti.
Speriamo vada tutto bene.
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23 Novembre 1980
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