Un amore complicato, forse troppo, quello tra Suso e il mondo Milan, e in quanto tale, era destinato a finire. Ma il rapporto tra il giocatore e i tifosi rossoneri si era già sgretolato da tempo.
Così ora lo spagnolo ha cambiato casacca, facendo ritorno in patria, per il suo bene, ma probabilmente anche per quello del Milan. Il rimpianto è quello di aver avuto tra le mani una promessa mai del tutto mantenuta.
La primissima fase di questo rapporto catulliano di odi et amo non era stata delle migliori: pochissime le presenze e la fiducia concessegli per mettersi in mostra nella prima stagione, ma qualche lampo, come il palo nel derby da subentrato, gli aveva permesso di dimostrare che le potenzialità, in effetti, c'erano tutte.
L'esperienza in prestito al Genoa ha rappresentato la vera svolta: dopo aver fatto vedere belle cose in maglia rossoblu, Suso torna alla base, per diventare un leader tecnico e un perno della rosa titolare del Milan. Nonostante le fasi altalenanti del suo rendimento, le doti tecniche dello spagnolo gli permettono una crescita costante anche per quanto riguarda i numeri, in termini di gol e assist.
Suo malgrado, questa crescita individuale non è accompagnata da una crescita nei risultati di squadra; infatti anche nella scorsa stagione, ovvero quella più prolifica per lo spagnolo (8 gol, 9 assist), il Milan non centra nuovamente la tanto desiderata qualificazione in Champions, pur sfiorandola. In questo modo Suso è diventato il simbolo di una squadra troppo mediocre per la maglia che indossa. Ciò, unito all'incostanza delle sue prestazioni e ad alcuni atteggiamenti che ne hanno lasciato trasparire lo scarso impegno in campo, hanno contribuito a incrinare il rapporto tra il giocatore e la tifoseria.
Un rapporto che si è definitivamente rotto con il rendimento pessimo della stagione attuale, complici i tentativi di adattamento in un ruolo non suo da parte di un confusissimo Giampaolo, che ne hanno compromesso l'avvio di campionato.
Ora, dunque, i milanisti gioiscono della sua cessione, ma qualcuno, come il sottoscritto, rimane con l'amaro in bocca, pensando a ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, consapevole, comunque, che la rottura di questo amore impossibile era ormai necessaria ed inevitabile.
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