Lo sport. Difficile da definire. Però c'è chi ci ha provato. Ad esempio nella Treccani si legge che sport significa “Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizî e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui si realizza, praticati, nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (s. dilettantistici, s. olimpici), differenziandosi così dal gioco in senso proprio, sia, fin dalle origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessità, di obbligo, che è proprio di ogni attività lavorativa”.
Lo sport incarna tanti valori, plurimi, solidarietà, uguaglianza, libertà, fratellanza. Forse nulla di più dello sport di rivoluzionario ed universale nel mondo ci sarebbe. E lo sport deve necessariamente unire è vero. Unire ma ritrovandosi in valori assoluti, non relativi, imprescindibili in una società che voglia aspirare alla realizzazione piena della democrazia.
Due di questi valori assoluti,non trattabili, non rinunciabili, sono certamente l'antifascismo e l'antirazzismo, e chi non li condivide se ne può andare in qualche altra galassia a viversi la sua dimensione minimalista, marginale e discriminatoria di “non” sport. Perchè uno sport senza antifascismo, e senza antirazzismo, non è più sport. Sì, lo sport è anche politica. Politica significa scegliere da che parte stare. Sì, sono questi valori divisivi. profondamente, come è giusto che sia. Lo sport non è solo dare un calcio al pallone, vincere un torneo, una gara ciclistica, o lo scudetto, ma condividere valori e sostenerli attivamente. Non sostenere attivamente l'antifascismo senza ni, ma e se, così come non sostenere la causa del black lives matter, è un grave errore se non una paraculata tutta nostrana. Si veda ad esempio la questione dell'omofobia. In Italia è un dramma. Il caso dibattito sul DDL Zan ne è l'ennsima prova. Per non parlare delle continue aggressioni denunciate. Quanti sono i calciatori che si sono dichiarati gay? Che avrebbero potuto farlo e voluto farlo e non possono farlo? Perché temono delle ripercussioni enormi? In Inghilterra stanno avanti anni luce in questo, e in questo caso se c'è chi deve mangiare la pastasciutta questi siamo sicuramente noi. La rigenerazione del calcio e dello sport deve passare anche da ciò. Nettamente. Bisogna scegliere da che parte stare. Chi fatica a dichiararsi antifascista, significa che non si ritrova nei valori dell'antifascismo, cioè quelli che hanno portato alla nostra Costituzione, alla liberazione del Paese dalla dittatura nazifascista. Non sono cose vecchie, del '900, diamine. Ma più attuali che mai. Semplice. Non ci vuole molto a comprenderlo. E lo stesso discorso vale per l'antirazzismo. Tutto il resto sono solo chiacchiere, che trovano il tempo che trovano.
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