Ieri sera, dopo l'incontro tra l'amministratore delegato Beppe Marotta e l'allenatore della prima squadra Luciano Spalletti tutti davano per risolta o parzialmente sotterrata, l'ascia di guerra che tanta tensione aveva scatenato nella società di Corso Vittorio Emanuele II. Il giorno dopo, il fulmine a ciel sereno: Icardi privato della fascia di capitano ed escluso dalla prossima partita di Europa League. Ma è davvero un fulmine a ciel sereno? Ecco questa è una domanda che pochi si sono posti in questa tragicomica situazione. La risposta, per mia personale opinione, è no e per spiegarvi il perchè partirei dalla prima scintilla di questo gran focolare; tutto inizia infatti con Marotta che afferma la volontà di Perisic di andarsene e la precisazione del tecnico toscano che pensò che non fu un bene dire in giro che Ivan se ne volesse andare. Ma questo non era il reale malumore del tecnico, esso derivava da una più larga tendenza degli uomini in maglia nerazzurra di approcciare così agli eventi, situazione che scappa di mano quando anche il capitano è il primo ad agire nello stesso modo. E' infatti quando si è toccato il tasto Icardi che Spalletti ha incominciato a tirare bordate precise e mirate, e forse che Marotta ha incominciato a recepire il messaggio. "Si è parlato del rinnovo di Icardi ed è ora di definire, non c’è verso, non si lascia più niente a metà”, queste le parole di Spalletti, seguite proprio dal famoso meeting di cui parlavamo sopra.
Quel che è successo dopo lo sappiamo, patto tra il mister e la società per togliere poteri all'ormai ex capitano dell'Inter e alle sue idee, forse instillate nella testa da una Wanda Nara che ogni qual volta si presenta in televisione non bada all'etichetta e spara a zero sul resto della squadra ("non gli arrivano abbastanza palloni" "lui è il primo ad essere arrabbiato perchè è il capitano", "era vicino al Real, vicino alla Juve", etc etc) La società è stufa, la squadra è stufa (Brozovic lo dimostra) ma soprattutto Spalletti è stufo. E ora dire che Spalletti a Giugno sarà confermato è un'eresia, soprattutto quando all'orizzonte aleggiano nubi di rivoluzione, l'ennesima. Ma la società ha dato un messaggio forte: per cambiare rotta i primi a cambiare mentalità devono essere i giocatori; tutti, Icardi incluso.
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