La deludente prestazione offerta nel derby contro il Torino è ormai alle spalle. La Juventus torna a calcare il palcoscenico europeo. Allo stadio “Madrigal”, da qualche anno ribattezzato “Estadio de la Ceramica”, in omaggio alla più importante produzione industriale del luogo, i bianconeri scendono in campo contro il Villarreal per la gara di andata degli ottavi di finale della Champions League. Di fronte agli uomini di Allegri il sorteggio pone dunque un avversario insidioso, detentore dell’Europa League e qualificatosi per questa eliminatoria a spese dell’Atalanta, sconfitta a Bergamo in una maniera molto più netta di quanto non abbia detto il 3-2 finale. Una squadra, quella di Unai Emery, che attraversa un ottimo momento di forma e in possesso di un’identità forte e definita che le permette di affrontare una rivale molto più blasonata guardandola negli occhi.
Le formazioni, comunicate con il solito anticipo, confermano in gran parte le previsioni della vigilia. In occasione della partita del “Madrigal”, Allegri, privo di Dybala per il problema muscolare accusato dall’argentino durante il derby contro il Torino, torna a proporre il suo consueto 442 “asimmetrico”. Szczesny; De Sciglio, Danilo, De Ligt, Alex Sandro; Cuadrado, Locatelli, Rabiot, McKennie; Vlahovic, Morata; sono gli uomini scelti dal tecnico toscano per iniziare la partita. Si rivede in panchina Bonucci, recuperato all’ultimo momento, in un periodo di grande emergenza nel reparto arretrato. Unai Emery risponde schierando la sua squadra con il consueto 442, marchio di fabbrica degli spagnoli da ormai alcune stagioni. Rulli; Foyth, Albiol, Pau Torres, Pedraza; Chukwueze, Parejo, Capoue, Alberto Moreno; Lo Celso, Danjuma; sono gli undici giocatori vestiti di giallo scelti per il primo atto della doppia sfida contro la Juventus.

Torna dunque la Champions League. Dazn e la sua rotellina di caricamento finiscono per una sera nel dimenticatoio. Sky propone la partita addirittura in 4k, privilegio ormai sempre più raramente concesso ai tifosi della Juventus. Il collegamento con lo stadio “Madrigal” si apre con le due squadre ancora nel tunnel degli spogliatoi. Volti tesi, sguardi concentrati. Le telecamere colgono un dialogo tra Alex Sandro, capitano nella notte spagnola, e Szczesny circa le preferenze del portiere per quanto riguarda la scelta del campo. Le formazioni entrano sul terreno di gioco accolte da uno stadio gremito nei limiti della capienza concessa. Suona l’inno della manifestazione, appena meno brutto rispetto a quello della Lega Serie A, quindi, sbrigate tutte le formalità iniziali, l’arbitro tedesco Siebert può fischiare l’inizio della partita.
Prende il via la fase più bella e appassionante della campagna europea. Il tifoso davanti alla tv fa appena in tempo a rendersi conto che lo schieramento juventino proposto prima della partita dall’app della società e dalla grafica Uefa non rispecchia quelle che sono state le effettive scelte tattiche di Allegri, che Vlahovic si presenta nel migliore dei modi sul palcoscenico della Champions League. Gli sono sufficienti poco più di trenta secondi per mettere a segno la sua prima rete nella massima competizione europea. Danilo intuisce il velo di Alberto Moreno e interrompe la trama proposta dagli spagnoli con un intervento a metà campo. Il brasiliano è veloce a servire Vlahovic nello spazio che si è aperto tra Albiol e Pau Torres. Il centravanti serbo vince il duello fisico con l’ex difensore del Napoli, quindi con il destro, in girata, trova l’angolo più lontano alla destra di Rulli. La Juventus passa in vantaggio. Vlahovic apre il suo conto europeo già al primo pallone toccato. Non c’è più la regola del gol in trasferta, ma il doppio confronto con il Villarreal non sarebbe potuto cominciare in maniera migliore.

La partita riprende. I minuti immediatamente successivi alla rete del vantaggio bianconero, permettono al tifoso di comprendere meglio le scelte tattiche di Allegri. La Juventus si muove sul prato del “Madrigal” su un 352 che vede De Ligt perno centrale della difesa, supportato da Danilo ed Alex Sandro. Cuadrado e De Sciglio sono i due uomini deputati a correre lungo le due fasce, mentre in mezzo al campo, McKennie, schierato sul centrodestra, ha il compito, con i suoi inserimenti e con il suo movimento continuo, di supportare le punte. Passata subito a condurre nel punteggio, prende forma in maniera ancora più evidente quello che era il piano partita preparato dal tecnico bianconero. Decisamente attendista, la Juventus lascia l’iniziativa agli avversari e si schiera molto bassa a protezione della propria area. La linea difensiva è più spesso a cinque che a tre, mentre Morata, sulla zona sinistra dell’attacco, viene molto coinvolto nella fase difensiva, chiamato ad agganciarsi ai centrocampisti quando il Villarreal attacca e frequentemente costretto a ripiegare nella propria trequarti.
Il pallone è per la maggior parte del tempo tra i piedi dei giocatori spagnoli. La squadra di Emery si muove sul campo con personalità e padronanza. Porta in attacco diversi uomini, alzando in una posizione molto avanzata il terzino sinistro Pedraza. Nonostante l’assenza di Gerard Moreno, che priva i padroni di casa di un vero riferimento offensivo, il Villarreal raccoglie diverse occasioni per riequilibrare la sfida. Sono passati poco più di dieci minuti quando Pedraza sfrutta un’errore in chiusura di Danilo e penetra in area. Il cross al centro del terzino spagnolo libera Lo Celso alla conclusione, praticamente all’altezza del dischetto del rigore. Il pareggio immediato sembra ormai fatto. Il tiro dell’argentino, leggermente disturbato da Rabiot, si infrange però contro il palo, con Szczesny battuto. Nemmeno il tempo per respirare e il Villarreal si presenta ancora minaccioso nell’area bianconera. Chukwueze affonda sulla destra e salta secco De Sciglio. Sul cross dell’ala nigeriana, Danjuma inventa una conclusione con il tacco che, leggermente deviata da Danilo, impegna Szczesny in una difficile parata.
Mentre il tifoso davanti alla tv, che comunque alla vigilia non si aspettava niente di diverso da quanto si sta verificando in campo, si domanda se la partita sarà tutta così fino al novantesimo, la Juventus si riassesta.
Passato il momento più complicato, nel quale ha concesso due importanti occasioni agli avversari, la squadra di Allegri ritrova adesso il necessario equilibrio. Difende con puntualità e attenzione ed è anche piuttosto precisa nell’uscita dalla difesa con il pallone. Non indugia troppo nel palleggio ma muove la palla quel tanto che basta per attirare il Villarreal in avanti e quindi, preferibilmente con Danilo oppure Locatelli, verticalizza alla ricerca di Vlahovic che in diverse circostanze vince il suo duello con Albiol. Il problema però è sempre il solito. Non c’è continuità nella proposta offensiva. Morata parte sempre troppo lontano dalla porta, mentre Vlahovic rimane spesso isolato, cercato da lanci lunghi sui quali è chiamato ad un dispendioso lavoro fisico. Soltanto McKennie accompagna l’azione. Sulle due fasce, sia De Sciglio che Cuadrado non riescono ad incidere. Costantemente costretti ad allinearsi alla difesa per arginare il lavoro degli esterni di Emery, non riescono quasi mai a proporsi lungo la linea laterale. Il colombiano, da cui sarebbe lecito attendersi qualcosa di più, palla al piede non riesce a dare velocità all'azione. Non crossa mai di prima intenzione. Rallenta, si ferma e quasi aspetta che un uomo gli si pari davanti, prima di proporre la sua iniziativa. Per rivedere la Juventus in attacco bisogna attendere il venticinquesimo minuto, quando Locatelli, con un tiraccio dal limite dell’area che si perde sulle gradinate del “Madrigal”, spreca una buona opportunità offertagli da Vlahovic, bravo a proteggere il pallone e scaricarlo verso il centrocampista.

I bianconeri non esercitano alcuna pressione sui portatori di palla avversari. Allegri, come sempre, ha scelto di creare densità a ridosso dell’area di rigore. La mossa, grazie al lavoro di tutti gli undici uomini in campo, tutto sommato funziona. Gli spagnoli mostrano una buona capacità di manovra ma, privi di un vero attaccante, vedono la loro azione infrangersi come un’onda contro un alto scoglio. Rimane però la sensazione, con l’avversario costantemente alle porte della nostra area, che il destino della partita possa cambiare da un momento all’altro. 
Allegri è questo, inutile attendersi qualcosa di diverso. Si viaggia sui frammenti, sugli episodi, sulle giocate individuali come quella di Vlahovic che ha sbloccato il risultato. Il Villarreal avanza lasciando spazi nei quali colpire, la Juventus ha il torto di non saperli sfruttare. Morata in due occasioni ritarda troppo la conclusione, vanificando un paio buone ripartenze nate da rilanci profondi dalla difesa. McKennie vede un suo inserimento in area, su uno dei rari cross da sinistra di De Sciglio, infrangersi contro l’opposizione di Albiol. Sono pero istantanee, piccoli momenti di calcio strappati ad una partita di quasi esclusivo contenimento. La difesa della Juventus, guidata da De Ligt, dopo le due occasioni iniziali concesse ai rivali, non va mai in affanno. Inizia ad avanzare però la sensazione che quello di Vlahovic resterà l’unico gol bianconero della serata.

Le telecamere colgono Bonucci a bordo campo impegnato negli esercizi di riscaldamento quando, dopo un minuto di recupero, il tedesco Siebert fischia la fine del primo tempo.
Si va al riposo con la Juventus avanti di un gol, al termine di un primo tempo di stampo tipicamente allegriano. Chi cerca in una partita anche emozioni diverse, magari più entusiasmanti rispetto alla “sofferenza”, sicuramente non avrà molto apprezzato il gioco espresso dalla Juventus. Rimane l’idea di una squadra che, pur in vantaggio, non ha avuto il coraggio di cercare fino in fondo un raddoppio che, visti gli spazi concessi in difesa dal Villarreal, poteva essere alla portata di una squadra che ha comunque un potenziale offensivo importante da spendere. Al rientro in campo, Allegri propone la sua prima sostituzione. Un problema muscolare toglie Alex Sandro dalla partita. Al suo posto entra Bonucci che prende anche la fascia da capitano.

La Juventus inizia bene la ripresa. Rispetto ai primi quarantacinque minuti e a quello che ci si poteva attendere, è adesso la squadra di Allegri a controllare il pallone. In questa fase, i ruoli sembrano invertiti. La Juventus alza il baricentro e manovra costantemente nella metà campo spagnola, mentre il Villarreal aspetta l’avversario mantenendosi compatto a ridosso della propria area. Dal periodo favorevole, i bianconeri non riescono però a ricavare altro che un tiro di Morata, di prima intenzione su lancio di McKennie, che si perde sul fondo. Con il trascorrere dei minuti la partita torna a ricalcare il copione andato in scena fino a quel momento. La Juventus inizia a spegnersi. Da un tocco sbagliato di Locatelli, Lo Celso guida un pericoloso contropiede degli spagnoli concluso da un tiro di Alberto Moreno agevolmente contenuto da Szczesny. La palla è di nuovo costantemente tra i piedi dei giocatori in maglia gialla. I bianconeri, rispetto al primo tempo, faticano maggiormente a coprire il campo. Il Villarreal torna ad occupare la trequarti avversaria, sfruttando con gli esterni l’ampiezza del terreno di gioco. Quando è appena trascorso il ventesimo minuto della ripresa, la squadra di Emery trova il pareggio. La Juventus assiste passiva al palleggio avversario al limite dell’area. Completamente indisturbato, Capoue trova una verticalizzazione che libera Dani Parejo davanti alla porta di Szczesny. Il centrocampista con un tocco di piatto batte l’incolpevole portiere polacco. Il “Madrigal” esulta, mentre il replay evidenzia l’errore difensivo commesso dalla Juventus. Almeno tre, Rabiot, De Ligt e De Sciglio, i responsabili del buco che si è aperto nell’area bianconera. 
Come quasi sempre accade, a forza di restare chiusi in difesa per novanta minuti, di portarsi l’avversario dentro casa per l’intera durata della partita, l’errore, la giocata, l’episodio negativo prima o poi arriva. Impossibile aspettarsi il contrario. Soprattutto in Champions League, dove il livello degli avversari è più alto. Il gol di Lewandoski a Monaco di Baviera nel 2016, il rigore di Ronaldo a Madrid nel 2018, le reti di Van de Beek e De Ligt che costarono alla Juventus l’eliminazione contro l’Ajax. Tutti gol subiti con la squadra schiacciata nella propria area a difendere il vantaggio senza più nemmeno provare a rendersi pericolosa. Quante altre volte dovrà capitare prima che il nostro tecnico si renderà conto che la sua strategia preferita alla lunga si rivela quasi sempre controproducente? Anche questa volta ovviamente la colpa ricadrà sui giocatori, responsabili di aver difeso ai limiti della perfezione soltanto ottantanove minuti invece che novanta. Ieri Evra, Barzagli e Benatia, oggi De Sciglio, De Ligt e Rabiot. Avanti così.
Incassata la rete del pareggio, Allegri interviene sulla formazione richiamando in panchina Locatelli, nettamente calato nella ripresa come testimoniato da diversi errori in palleggio e dal troppo spazio concesso a Capoue in occasione della giocata che ha portato al gol di Parejo. Entra Arthur. Il mondo rimane come era prima, nonostante in un paio di circostanze il brasiliano tenti di innescare l’attacco avversario, riproponendo la giocata che, a quanto pare, gli riesce meglio. 
Nel quarto d’ora finale sale il livello di agonismo della sfida. Rabiot entra deciso su Chukwueze. L’arbitro Siebert estrae il cartellino giallo. Si accende una mischia. I giocatori del Villarreal circondano il direttore di gara. Chiedono l’espulsione del francese. Addirittura Rulli attraversa tutto il campo per protestare, rimendiando un’ammonizione a sua volta. Il replay effettivamente evidenzia l’entrata di Rabiot con il piede piuttosto alto sulla gamba di Chukwueze. Il Var comunque conferma la decisione presa dall’arbitro in campo. La sensazione è che l’ammonizione non sia un cattivo affare per la Juventus e per Rabiot, che probabilmente si salva da una sanzione più severa perché, fortunatamente, non colpisce in pieno l’avversario. La partita scivola verso la conclusione. Il Villarreal continua a tenere il pallone e a giocare in maniera più propositiva ma la Juventus non concede altre occasioni. Emery prova a restituire vigore alla sua fascia sinistra. Toglie Pedraza e Moreno, manda in campo Trigueros e Estupinan. Appena entrato, l’ecuadoriano si rende protagonista di un’intervento piuttosto duro, ignorato dall’arbitro, su McKennie. L’americano è costretto a lasciare il campo sostituito da Zakaria. Per McKennie si chiude con un infortunio che sembra piuttosto serio una partita giocata in maniera piena. Sempre presente in entrambe le fasi del gioco, con i suoi inserimenti ha tentato di colmare il vuoto tra Vlahovic e il resto della squadra. L’ultima emozione, quando mancano ormai cinque minuti al novantesimo, è di marca bianconera. Vlahovic, servito da Morata, impegna Rulli nella prima parata della sua partita. Si tratta della seconda conclusione della Juventus nello specchio della porta, dopo il gol iniziale segnato dallo stesso centravanti serbo. Sembra troppo poco.
Il tempo rimanente, compresi i quattro minuti di recupero concessi dal tedesco Siebert, scorre via senza che accada più nulla. L’incontro finisce, finalmente verrebbe da dire. La Juventus ottiene un risultato che lascia aperte le porte della qualificazione in vista della partita di ritorno in programma a Torino tra tre settimane. Allegri torna a casa con un risultato che probabilmente avrebbe sottoscritto alla vigilia della gara. L’abolizione della regola del gol in trasferta costringerà però la Juventus a dover cercare la vittoria nella partita di ritorno allo Stadium per ottenere il passaggio del turno. Un peccato per il nostro tecnico che sicuramente avrebbe preferito preparare una gara votata al mantenimento dello 0-0 iniziale. Il tifoso lascia la sua postazione davanti alla tv. Non è contento ma neppure deluso, forse è rassegnato.

La Juventus di Allegri sarà sempre questa, da qui all’eternità. Possiamo illuderci, parlare di tridente, del modo per sfruttare al meglio un grande centravanti come Vlahovic. Con questo allenatore, la squadra, nella maggior parte delle occasioni, giocherà sempre in una maniera estremamente difensiva, puntando a capitalizzare al massimo ogni minimo episodio.
Mentre su Sky inizia il dopo partita, il tifoso si sistema davanti al computer. Nella sua testa si agitano le stesse parole che lo accompagnarono tre anni fa, mentre scendeva le numerose rampe di scale dell’Amsterdam Arena dopo il pareggio nella partita di andata dei quarti di finale contro l’Ajax. “Eppure basterebbe soltanto un pochino di più.”