Ci sono storie che nascono già scontate, e storie che hanno invece il solo scopo di sorprendere. E il calcio italiano, nello specifico quello romano, ha avuto la fortuna di poterne assaporare ben due di fila, di storie così. La prima riguarda i bianco celesti, ma ne abbiamo già parlato. Oggi è il turno dell’altra sponda del Tevere, quella dai colori giallo rossi.
Uno scudetto forzato
Dopo aver visto esultare in casa i laziali, prima del via al campionato 2000-2001, i tifosi romanisti avevano un solo e unico pensiero: quello di vincere il tricolore per ristabilire l’ordine, le gerarchie che la squadra di Erikson aveva fatto saltare in aria. Durante l’estate infatti, quelli più attivi sul fronte calciomercato furono proprio i giallorossi, che acquistarono Emerson, Walter Samuel, e colui che sarà l’artefice dell’opera: Gabriel Omar Batistuta. I laziali non rimasero a guardare, visti gli arrivi di Crespo, Claudio Lopez e Peruzzi, ma quella Roma, aldilà dei nomi, giocava con un altro spirito, animato dalla voglia di rivalsa. Al via le favorite erano ben sei: le due milanesi, Lazio, Roma, Juventus e la Fiorentina come possibile outsider, nonostante l’assenza del suo bomber di razza. A partire meglio però furono proprio i giallo rossi, a punteggio pieno dopo le prime tre giornate, perdendo successivamente la vetta e riconquistandola il 12 novembre, arrivando alla sosta natalizia con sei punti di vantaggio sulla Juventus seconda.
I verdetti
Mentre la Roma continuava a macinare vittorie, i verdetti per la zona Champions League furono decisi con due gare d’anticipo: si qualificarono infatti Roma, Juventus, Lazio e Parma. Alla Coppa Uefa ebbero accesso la Fiorentina (vincitrice della coppa Italia), e le due milanesi, entrambe reduci da una stagione negativa. Qualificazione all’Intertoto nelle mani del Brescia, mentre a retrocedere furono Bari, Napoli e Vicenza. Lo scudetto tanto atteso fu festeggiato il 17 giugno del 2001 allo stadio Olimpico, dove la Roma s’impose su di un Parma che non aveva più nulla da chiedere al campionato, chiudendo con due punti di vantaggio sulla Juventus, ancora una volta condannata al secondo posto.
L’artefice
Al di là dei grandi nomi che affollavano gli undici titolari della squadra di Capello, il vero trascinatore ed esecutore di quello scudetto fu Batistuta, capace di risolvere partite fondamentali per la classifica, come quel Roma-Fiorentina finito per 1-0 proprio grazie a una sua rete, o a quel Parma-Roma deciso proprio da una sua doppietta. A vincere il titolo di capocannoniere sarà il laziale Hernan Crespo, con la bellezza di 26 reti, ma le 20 di Batistuta furono di sicuro quelle più determinanti alla causa chiamata “tricolore Roma”.
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