Correva l’anno 1981, in campionato esordì un ragazzo di Roma nato nel quartiere Trieste che poi diventò il capitano della squadra giallorossa. Giuseppe Giannini, soprannominato il Principe, era un calciatore di una tecnica sopraffina, elegante nei movimenti, testa alta con ottima visione di gioco e lancio millimetrico da 30 metri!
Maglia numero 10 sulle spalle, capelli lunghi, pizzetto e faccia da attore americano!  Idolo della curva Sud e amato da una generazione di adolescenti.  Con la Roma ha giocato dal 1981 al 1996 con 49 marcature all’attivo. Ha fatto parte della rosa campione d’Italia nella stagione 1982-1983!
Da protagonista ha vinto 3 Coppa Italia nelle stagioni 1983-1984, 1985-1986, 1990-1991.

Molto amato dal rimpianto allenatore della nazionale italiana, A. Vicini con il quale aveva sfiorato la vittoria nell’Europeo U21 nel 1986, vinto poi dalla Spagna.
Nel mondiale degli anni ‘90, organizzato in Italia, A. Vicini gli aveva consegnato le chiavi del centrocampo di una delle squadre italiane forse più forte di tutti i tempi tra le cui fila elencava calciatori del calibro di Vialli, Baggio, Mancini, Ancellotti, Maldini, Ferrara, Baresi, Schillaci, etc.

Purtroppo le notti magiche inseguendo un goal furono interrotte bruscamente e immeritatamente dai calci di rigori contro l’Argentina di Diego Armando Maradona;

Al San Paolo di Napoli, I rigori sbagliati da Serena e Donadoni condannarono l’Italia alla finalina del terzo posto contro l’Inghilterra e aprirono le porte del paradiso agli argentini che in finale persero contro la Germania di Lothar Matthäus.
Per uno strano scherzo del destino, un rigore condannò la carriera di Giuseppe Giannini alla Roma che non riuscì a chiudere la carriera in giallorosso.

Correva il 6 Marzo 1994, Olimpico quasi pieno con 69.886 spettatori festanti per la partita dell’anno, il Derby contro i cugini della Lazio.
La squadra giallorossa al 6’ minuto di gioco è sotto per un goal di Giuseppe Signori, bomber tascabile degli aquilotti guidati dalle sapienti mani di Dino Zoff. A 15 minuti dalla fine, l’arbitro fischia un rigore per la Roma. È l’occasione per pareggiare e raddrizzare una partita difficile che si è messa male per i giallorossi fin dall’inizio.  
Dagli undici metri si dirige il capitano della Roma, maglia numero 10 sulle spalle e un grande cuore giallorosso. L’arbitro fischia, è una questione di secondi anzi centesimi, il Principe finta sulla sinistra per poi subito dopo tirare con potenza sullo stesso lato. Sfortunatamente con uno scatto di reni prodigioso il portierone laziale, Marchegiani, rispinge il tiro del capitano giallorosso. La partita finisce 1-0 per la Lazio, il derby perso con la conseguenza ben più grave che il rapporto tra la Roma e Giuseppe Giannini è inclinato definitivamente dalle dichiarazioni a mezzo stampa dell’allora presidente della Roma Calcio, Franco Sensi: “Se uno ha un rigore e lo sbaglia, non è degno di stare in questa squadra!”.

Giannini è affranto, sicuramente non merita questo trattamento ma è la fine annunciata della sua carriera nella sua squadra del cuore che termina ufficialmente nel 1996.

Ricordi di infanzia, la maglia numero 10 e il suo poster in camera, questo era Giuseppe Giannini detto il Principe!