Un record impietoso, forse meglio... pietoso. Il computo dei rigori indica che in Serie A in questa stagione sono stati assegnati 176 calci di rigore in 36 giornate. Una volta ogni 2 match, c’è un tiratore scelto che va dal dischetto fra le polemiche, dopo la consueta sosta allo schermo del Var e annesse discussioni. Altro che spettacolo, una forzatura dettata da un regolamento che come tanti in Italia, viene forse ideato e redatto da chi forse il calcio lo ha visto solo in tv. Siamo giunti a quasi 5 rigori a giornata, e mancano ancora due turni per stracciare il record già superato di 140 penalty assegnati nell’annata 1949-50. Un dato che salta all’occhio, ma neanche tanto, perché dopo il lockdown la voglia di spettacolo e gol ci ha inchiodato davanti agli schermi più per inerzia che per la vera voglia di affogarci di calcio.
Eppure una cosa mi ha spinto a questa analisi.
Ieri fra una partita e un’altra di una afosa domenica di luglio che assegnava lo scudetto, ho assistito alla classica riunione in spiaggia di bambini con il pallone in mano. Strano verrebbe da dire, perché ormai la tecnologia li ha privati anche della voglia di sudare, ma piacevole, perché è raro vedere il calcio nei parchi o in spiaggia o ancora sotto casa con gli zaini a fare da porta. Dopo pochi minuti però sono stato bruscamente riportato sul pianeta terra. Poca voglia di divertirsi, di imitare la giocata o meglio ancora l’esultanza del campione di turno. “Rigore, mani, var” erano le uniche parole presenti costantemente nei discorsi dei bimbi, e in prima battuta non ci avevo fatto caso, forse anche io assuefatto dai post partita che parlano solo di questo. Poi mi sono fermato a riflettere sul gesto che con le mani forma lo schermo, così come fanno i giocatori, e mi sono svegliato di botto dal torpore di un sole accecante.
Ci siamo dimenticati del calcio, abbiamo abbandonato il sogno di divertirsi e imitare la Dybala mask o qualsiasi altra esultanza perché è più importante non sentirci derubati di qualcosa, da un arbitro, da una scelta sbagliata, o dall’amico che gioca con noi in spiaggia. Siamo ad un passo dai 180 rigori, siamo fermi a discutere un regolamento che impedisce ai difensori di allargare le braccia o all’attaccante di scattare sul filo del fuorigioco con il corpo in asse, perché anche un braccio un po’ in avanti può annullare una rete. E allora ditemi come si fa a difendere senza bilanciare il corpo, o a partire sul filo dell’offside scattando rapidamente ma con le braccia verso dietro, o ancora a riportare in spiaggia, al parco e davanti alla tv lo sport vero, la giocata, la gioia del gol senza discussioni.
Se anche i bambini gridano “rigore”, la colpa è anche un po’ nostra. Stiamo tutti trasformando il calcio in un fenomeno di spettacolo e chiacchiere, e perfino Boskov avrebbe cambiato idea sul rigore che è tale quando l’arbitro fischia.
Il calcio ha un mese per rinnovarsi in meglio.
Meno rigori, perché un gol è una cosa seria ed è la festa dei tifosi e dei bambini!
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