Neanche il tempo di vincere un trofeo che l’attenzione viene attirata dallo schifo dello schifo.
No, non sono cose da campo e neanche da calcio. Sono semplicemente l’aberrazione del calcio. Penso agli schiaffi degli ultras ad alcuni tifosi rossoneri, perché avevano violato il loro ordine supremo, pensiamo agli insulti verso i giocatori dell’Inter e soprattutto pensiamo a quel manipolo di fascisti che nel centenario della marcia di Roma non avevano di meglio da fare che giocare con le parole per rivendicare il proprio essere fascisti e regalare all’Italia l’ennesima figuraccia colossale planetaria.
Queste cose accadono e continuano ad accadere perché viviamo nel Paese dell’impunità, dove tutto è consentito.
Razzismo, fascismo, violenza di genere, violenza verbale e fisica, non sono una cosa che nascono dal nulla. E ogni volta puntualmente ci troviamo a dover commentare oscenità del genere. Poi tanto verranno dimenticate, e nel Paese dell’impunità si aspetta la prossima.
La debolezza del nostro calcio la si vede anche da queste cose. Quante volte abbiamo invocato il DASPO per queste persone? Compi atti fascisti, razzisti, di violenza? Fuori dagli stadi tanto per incominciare e poi le società dovrebbero agire nelle dovute sedi per tutelare se stesse oltre che i danneggiati.
Non siamo più un modello né per il calcio giocato né per i comportamenti da assumere fuori dal campo. E come potremmo esserlo quando hai dei giocatori che insultano la squadra avversaria con tanto di striscione e cori dopo aver vinto lo scudetto? Dal caso Milan, perché il caso c’è, a quello Roma, non ci resta che aspettare la propria schifezza per indignarci, urlare, strapparci le vesti, e poi, amici come prima. Questo è il punto. Triste e che fa incavolare. Non serve scrivere un poema, un proclama, serve prendere atto dello stato delle cose. La situazione sociale di questi anni è pessima, ma non può e non deve diventare un mero alibi con cui giustificare ciò che non si potrà mai giustificare.
Nel centenario della marcia su Roma in Italia c'è ancora un problema di fascismo semplicemente perchè non si è mai voluto usare il pugno duro contro questi imbecilli di fascisti del terzo o futuro millennio. Gli spot servono per quello che servono, sono un mezzo, non un fine. Quando negli stadi non ci sarà più spazio per questi soggetti, perchè non ci potranno più mettere piede, sarà un bel giorno per il nostro calcio e la nostra società.
Ma che si aspetta? Ciò significherebbe dover fare a meno di parecchie curve ed ultras?
Pazienza, un problema loro.
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