A volte, è necessario ricredersi. Ammetto che, nelle trascorse stagioni, non sono proprio stato tra i principali sostenitori del gioco di Maurizio Sarri. Per carità, è impossibile non trovarlo divertente ed esteticamente molto fine, ma appariva troppo poco concreto. Questo sembrava rendere il tecnico del Chelsea un allenatore incompleto, al quale mancava la dote principale del mondo del calcio, cioè, la capacità di vincere che è imprescindibile in questo magnifico sport. Ora, però, la speranza è quella che sia necessario fare completa ammenda perché, nonostante quanto gli si contesti, a Londra sponda Blues, l’ex mister del Napoli sta disputando una stagione importante. Raggiungendo la semifinale di Europa League, lottando per il quarto posto in Premier con il conseguimento della finale di Coppa di Lega, purtroppo, persa solo ai rigori contro il Manchester City, Sarri sta dimostrando che, forse, alcuni preconcetti nei suoi confronti erano errati.

Negli anni trascorsi a Empoli, Maurizio fa innamorare buona parte “dell’Italia pallonara”. Con i tempi necessari all’adattamento al suo stile, al suo tatticismo, l’allenatore di Figline Val d’Arno conduce gli azzurri alla promozione in serie A. Nella prima stagione con i grandi del calcio italiano, Sarri consente alla sua squadra di ottenere 42 punti e un quattordicesimo posto in classifica che rappresenta un risultato davvero importante. Non è facile, infatti, da esordiente e alla guida di una compagine che da lungo non milita in certe categorie, raggiungere determinati risultati mostrando un ottimo calcio.

Non a caso, De Laurentiis decide di portarlo a Napoli in coppia con il direttore sportivo Giuntoli. Quest’ultimo proviene dal Carpi, altra società che, a sorpresa, è promossa dalla cadetteria alla serie A. In campionato, i partenopei conquistano 82 punti. Tanti, tantissimi. Si compie quindi un capolavoro con una compagine che proveniva dal quinto posto. Higuain segna 36 centri superando il record di Nordahl. Tutto molto interessante se non fosse che la Juventus forse meno competitiva del dopo Conte, partendo male e racimolando un pesante handicap in termini di punti, riesce a vincere comunque lo Scudetto in rimonta. In Europa League, invece, gli azzurri dominano il girone, ma vengono esclusi ai sedicesimi di finale dal Villareal, non esattamente un’armata. La squadra di Sarri non convince nemmeno in Coppa Italia dove viene superata, ai quarti, in casa, da un Inter che non ha certamente il valore attuale. Insomma, al mister partenopeo vengono affibbiate le prime etichette. Bravo, ma non vincente.

La seconda stagione azzurra è una fotocopia della prima. Pur disputando un ottimo campionato, il Napoli chiude al terzo posto, dietro a Juve e Roma, con 86 punti. Higuain è partito per Torino, sponda bianconera, ma Sarri ha l’intuizione geniale di sostituirlo con Mertens. Il belga non raggiunge le quote stratosferiche del Pipita, ma chiude la graduatoria dei cannonieri come vice bomber con la bellezza di 28 centri. Vince Dzeko che ne segna 29. Tornati in Champions League, i partenopei superano il girone, ma agli ottavi sfidano il Real Madrid. Seppur mantenendo vive le speranze di passaggio del turno per una gara e mezzo, al San Paolo si devono arrendere alle velleità di Ramos e compagni. E’ una debacle e gran parte della sfida campana si disputa per la sola gloria. E’ vero, i Galacticos vinceranno la Coppa, ma il doppio 3-1, patito sia al “Bernabeu” che in Campania, è una sentenza molto pesante. Non va bene nemmeno in Coppa Italia, dove gli azzurri sono eliminati in semifinale dalla Juventus dell’ex Higuain. Anche in questo caso, il doppio risultato lascia poco spazio alle recriminazioni partenopee (sconfitta 3-1 allo Stadium e vittoria, nel finale, 3-2 al San Paolo). Si inizia a parlare di “Sarrismo” e si rafforza l’etichetta di un calcio esteticamente fantascientifico, ma non vincente.

Si giunge, quindi, alla passata stagione che rappresenta l’ultima annata azzurra di Maurizio. Per la prima volta, il Napoli espugna lo Stadium e lo fa meritatamente. Alla fine del mese di aprile 2018, infatti, Reina e compagni si impongono 1-0 sulla Juventus con gol di Koulibaly. A quel punto gli azzurri intravedono la clamorosa opportunità di conquistare lo Scudetto perché si portano a una sola lunghezza di distacco dai bianconeri, primi, con la squadra di Allegri che deve ancora affrontare 2 trasferte difficili come quelle contro Inter e Roma. La sfida tra Campioni d’Italia e nerazzurri è in programma per il sabato successivo. Nella stessa giornata, i ragazzi di Sarri devono scendere in campo, 24 ore più tardi rispetto alla Vecchia Signora, sul campo della Fiorentina. La Juve si impone in rimonta nei minuti finali proprio mentre, da un albergo del capoluogo toscano, il Napoli stava assaporando l’incredibile chance di sorpasso. Invece gli azzurri sono sconfitti dai viola e, dalla possibilità di agganciare la cima della classifica, passano all’amarezza di riportarsi a 4 punti di distacco dai rivali. A 4 giornate dal termine del campionato, questa combinazione di risultati suona come una sentenza. Non a caso, il tecnico azzurro parla di campionato perso in un albergo. E’ chiaro che, nonostante i 91 punti conquistati che rappresentano un record per il Napoli, le modalità con cui gli azzurri hanno gettato alle ortiche la possibilità di trionfare, costano care alla reputazione di Sarri. Dopo la vittoria di Torino, l’allenatore avrebbe potuto smorzare maggiormente gli entusiasmi della piazza e, a seguito di quanto accaduto ai piemontesi a Milano, cercare di rafforzare il morale del gruppo. D’altra parte, gli uomini di Allegri avrebbero dovuto affrontare ancora la trasferta capitolina e se i campani non avessero ceduto punti a Firenze avrebbero potuto cercare il sorpasso più tardi. In totale in 3 stagioni, Allegri-Sarri 3-0. Il tutto amplificato dal fatto che, ancora una volta, i partenopei “cestinano” le altre competizioni. In Coppa Italia, il Napoli è eliminato nei quarti, disputati in casa, dall’Atalanta e, dopo essere giunto terzo nel girone di Champions, esce malamente dall’Europa League ai sedicesimi. A “cacciarlo” è il Lipsia, non il Barcellona. Così il tecnico partenopeo abbandona il capoluogo campano lasciando tracce di grande calcio, di schemi fantastici e di triangolazioni stellari, ma senza vittorie. Meglio di lui aveva fatto pure il tanto vituperato Benitez che nella sua avventura all’ombra del Vesuvio conquistò una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Nonostante tutto, la maggior parte del pubblico partenopeo continua ad amare il vate Sarri.

Maurizio si trasferisce a Chobam e il resto è storia contemporanea. Qui può levarsi finalmente l’etichetta di “eterno secondo”. Per farlo dovrà centrare una non semplice vittoria in Europa League, ma non si può sottovalutare come l’opera sia già ben avviata. Sarri ha finalmente disputato una finale che non era mai riuscito a giocarsi. Si tratta della sfida persa, contro il Manchester City, solo ai calci di rigore in Coppa di Lega. Non è finita qui perché Maurizio non aveva mai raggiunto nemmeno la semifinale di una competizione internazionale e la doppia sfida contro l’Eintracht nella seconda manifestazione continentale per club rappresenta un passo in avanti rispetto al passato. Insomma, comunque vada i miglioramenti vi sono. Per quanto concerne la Premier, risulta difficile chiedere, alla sua squadra, più di un quarto posto. In effetti, corazzate come Citizien, Liverpool o Tottenham sono superiori al Chelsea. Tutto questo è dimostrato dai risultati che stanno ottenendo in Champions League. In sostanza, l'allenatore dei Blues sta lentamente candidandosi per guidare una squadra che ha il grande obiettivo di centrare tutti i tofei.

Sarri non è solo “bel calcio” e anche il sottoscritto pare costretto a correggersi. Non a caso, tecnici come Guardiola o Sacchi non hanno mai nascosto la loro stima per lui. E’ un segnale importante e deve essere colto. Forse, l’allenatore del Chelsea dovrà limare qualche aspetto del suo carattere che lo porta, a volte, a situazioni complicate all’interno dello spogliatoio, con gli avversari o in conferenza stampa. Vedasi, per esempio, quanto accaduto con Kepa proprio nella citata finale di Coppa di Lega oppure quanto accaduto con Mancini qualche anno fa. Tale modifica, però, non cambierà mai la sincerità, l’umiltà e la schiettezza di un uomo talmente forte e integro da risultare, a tratti, un po’ rude. Questi aspetti dovranno restare tali perché rappresentano un privilegio fondamentale nel mondo del calcio.

Detto delle sue ottime capacità tattiche, Sarri è un tecnico coraggioso che mostra un calcio propositivo. Occorre lasciargli il tempo necessario per immettere le sue idee all’interno di un gruppo, ma renderà buoni frutti. E’ un pensatore, un uomo che porta avanti con fierezza le sue idee. Un sognatore. Sono tutte caratteristiche che, incontrando il giusto materiale, potrebbero risultare micidiali.

Ah dimenticavo. I risultati maturati dal Napoli in questa stagione sostengono la “tesi sarriana”. Detto questo, Ancelotti è al suo primo anno in azzurro, quindi, questo argomento andrebbe ripreso solo in futuro se nemmeno il tecnico di Reggiolo dovesse portare questa compagine al successo.