Io sono felice di avere quasi 36 anni e rimanerci così male per una cosa banale come il calcio, come un tecnico che ho amato alla follia e che fa una scelta che lacera il cuore, decidendo di andare alla Juventus. Ne sono felice perchè onestamente essere umani significa anche emozionarsi, arrabbiarsi, soffrire per cose simili.
Cosa dire? In realtà ci sarebbero tante cose da mettere nero su bianco. Era bello pensare che Sarri fosse uno di noi, un underdog che sgomita, fatica, sputa sangue giorno dopo giorno, anno dopo anno, per arrivare in cima senza snaturarsi. E ci abbiamo creduto, quanto ci abbiamo creduto a questa storia mitica, dell'uomo venuto dal nulla, dell'uomo in tuta, dell'uomo etichettato come perdente, come underdog appunto, in cui riconoscersi come in un romanzo di formazione, di quelli dove alla fine, arrivati alla fine del percorso, ci si guarda dentro e si capisce di essere cambiati senza esserlo davvero, senza essersi snaturati e rimanendo underdog nel profondo dell'animo.
Ed invece niente dura per sempre, tranne i momenti indimenticabili che si vivono e che rimangono per sempre nella propria memoria e a cui si attinge nei momenti di grande difficoltà. Abbiamo parlato tanto di bellezza, del fatto che vincere non è l'unica cosa che conta, di come è bello vincere contro i più forti, contro chi ti deride e contro chi ha il potere. Evidentemente vincere sembra davvero l'unica cosa che conta, così come arrivare in cima con qualsiasi mezzo, decidendo quindi di fare scelte professionali in completa antitesi con quello che è stato il proprio credo. O forse quello che si pensava fosse, per chi ha ascoltato in questi anni.
Un cosa è certa: probabilmente l'uomo Sarri vincerà alla Juventus e riuscirà ad imporre il proprio credo. Ma qualsiaisi vittoria otterrà, non avrà mai lo stesso valore, la stessa profondità, la stessa importanza, lo stesso peso specifico ed emotivo di una ottenuta in qualsiasi altro posto.
C'è chi nasce underdog e vuole rimanere tale perchè sente che è quella la sua natura, anche quando arriverà in cima, se mai ci arriverà. C'è chi invece quella natura ad un certo punto decide di rinnegarla con una semplice scelta professionale e cerca di diventare il contrario dell'underdog che è sempre stato.
E a noi sciocchi underdog ed esseri umani come tanti, resta solo una cosa da fare: sorridere, pensando all'ennesima volta in cui si era creduto al cuore e non alla testa.
E aspettare la prossima volta in cui penseremo che c'è ancora qualche underdog come noi in cui credere e che ci possa far credere che arrivare in cima rimanendo fedeli a se stessi, rimanendo in tuta, è possibile.
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