Il caso più emblematico nella stagione bianconera è sicuramente quello riguardante Paulo Dybala. L'asso argentino non gioca dal 10 gennaio,dal 42° minuto di Juve- Sassuolo. Gli avevano sussurrato che in una ventina di giorni sarebbe rientrato invece nulla, poi continui rinvii ci hanno fatto arrivare a Pasqua. Rimasto alla Continassa per allenarsi, per recuperare insieme ai sudamericani, stoppati dalle restrizioni Covid, Paulo in questo lasso di tempo è andato a consultare due top nel settore, uno a Barcellona, il professore Ramon Cugat e uno a Innsbruck il professore Christian Fink, che hanno contribuito a seminare serenità nell'animo un po' inquieto dell'argentino.

La fonte del malessere fisico di argentino è la lesione del sia finalmente la luce in fondo al tunnel. I numeri quest'anno inchiodano la Joya: 10 presenze e 2 gol in campionato, nessuno nelle coppe nazionali e 5 presenze con un gol in Champions. Troppo poco se sei alla Juve, troppo poco se indossi una delle magliette più ambite dei ragazzini quando iniziano ad intraprendere la carriera di calciatore: la N°10.

Il simbolo dell'estro, della fantasia, della gioia per milioni di supporter. La fantasia che spezza la monotonia della sintassi. Perché ormai la direzione che si sta prendendo prevede l'esaltazione del cosiddetto "uomo-macchina" a discapito dell'imprevedibilità. Questa è la sesta stagione dell'argentino sotto l'ombra della Mole Antonelliana e nelle ultime tre è entrato sempre nel turbine delle voci di mercato che lo danno per partente. I giornali e i mezzi di comunicazione connessi ci mangiano su costruendo titoloni e prime pagine con la faccia pulita dell'attaccante. Prima per l'incompatibilità, mai provata, con CR7, per la non funzionalità nello scacchiere bianconero e la infine per il mancato e decisivo salto di qualità. I limiti di Dybala sono sotto gli occhi di tutti, sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista caratteriale, ma negli occhi dei tifosi, juventini e non, sono indelebili le sinfonie armoniose che ricama il suo mancino, capaci di esaltare tribune e divani di milioni di supporter.

L'ultima diapositiva: il luogo è San Siro, la scala del calcio. Contro il Milan, Dybala riceve palla da Chiesa e chiude il triangolo con un colpo di tacco delizioso.
Ecco perché ci serve uno come Dybala.