La Roma si ritrova chiusa e asfissiata all’interno di un pericoloso labirinto creatosi a causa dell’ossessione per la vittoria. Ogni anno che passa senza alzare un trofeo il labirinto diventa più intricato e la pressione da parte dell’ambiante diventa sempre più ingestibile. Oltre al tempo che è passato dall’ultima gioia, che comincia a diventare considerevole, ad aumentare le aspettative e la smania di vittoria è stata anche una pessima comunicazione mal gestita dalla società. Tutte queste componenti non fanno che aumentare la rabbia e l’impazienza dei tifosi nei confronti del club. Ovviamente la vecchia gestione non è mai stata felice di questa situazione e ogni anno si è ritrovata a districarsi in una situazione complicata. La società è stata costretta a cercare di mantenere un delicato equilibrio tra le pressioni dell’ambiente e le limitate risorse finanziare. Non si può dire che la Roma non abbia speso sul mercato, anzi! Quello che si può criticare però è la strategia con cui sono stati investiti i soldi. L’eccessiva bramosia per il raggiungimento di una coppa ha annebbiato le idee della società. Ogni volta che un progetto trovava degli ostacoli davanti a sé, si è sempre raso al suolo tutto quello che di buono è stato fatto. I dirigenti hanno sempre optato per una totale demolizione del lavoro svolto, cambiando e sostituendo sia tecnici che giocatori. L’errore più grande commesso dalla Roma è sempre stato quello di non consentire una continuità. Una rinascita, una ripartenza da 0, è sempre stata preferita al perseguimento di un’ideologia a lungo termine.

Analizzando i club più vincenti di sempre, si può notare un fattore comune: la continuità.

Dai successi di Bill Shankly che prelevò i Reds in seconda divisione e li portò ad essere campioni d’Inghilterra, Dal progetto decennale di Busby che dopo la tragica strage di Monaco del 1958, dove tutto sembrava perduto, riuscì a far sollevare ai ”red devils” la coppa dei campioni sotto l’arco di Wembley. Non parliamo di Ferguson che prima di diventare “sir Alex” ha dovuto sopportare critiche asprissime. Ovviamente è impossibile non citare Guardiola e Zidane che però avevano dei dream team a disposizione. L’esempio recente più vincente è quello del Liverpool di Klopp, che arriva dopo aver sfiorato la coppa con il Dortmund in un Liverpool che non è di certo il top club che abbiamo in mente ora. Una squadra modesta con delle buone individualità che aveva delle pretese da quarto/quinto posto. L’allenatore tedesco inizia a lavorare con il suo gruppo e solo dopo 4 anni, attraverso un processo studiatamente graduale riesce a raggiungere il tetto d’Europa. Senza scomodare leggende del calcio così affermate basta guardare nel nostro stesso campionato; attualmente la miglior espressione di calcio in Italia è senza dubbio l’Atalanta. Un progetto umile partito dal basso, una programmazione in cui al tecnico è stato consentito sbagliare e commettere passi falsi, la poca pressione ha permesso uno sviluppo del lavoro tranquillo che sta portando risultati incredibili. Odio ammetterlo ma purtroppo anche gli odiati rivali hanno capito il valore della continuità. La società ha dato piena fiducia all’allenatore, non ha smantellato la squadra cedendo i big nonostante le offerte allettanti e nonostante non abbia mai compiuto mirabolanti operazioni di mercato ha migliorato la squadra dove serviva con acquisti mirati, che si sono rivelati efficaci nonostante il prezzo contenuto. Sarebbe sciocco non analizzare la squadra italiana che vince il campionato incontrastata da 9 anni. La Juve inizia con Conte che non aveva mai allenato una Big, lascia che il gruppo si cementi e solo in maniera molto graduale cambia gli interpreti del gioco. Finita l’avventura con Conte la palla passa ad Allegri, che inizialmente gestisce umilmente il lavoro fatto da Conte e lo fa fruttare, dopo di che, sempre gradualmente propone idee di gioco e installa il suo credo. Il sistema Juve comincia a scricchiolare proprio nell’ultima stagione, quando vincere non basta più. Si ha la pretesa di vincere e convincere; così ci si affida ad una rivoluzione troppo repentina e il sistema non funziona più. Lo scudetto è il requisito minimo, la sconfitta con il Napoli in coppa Italia e l’eliminazione agli ottavi costano la panchina a Sarri.

La continuità ha il potere di legare i giocatori tra loro, di alimentare una chimica che fortifica il gruppo. Si inizia a volersi bene tra compagni e ci si fida ciecamente del tecnico e si da il 100% affinchè questo progetto duri il più possibile. Spesso una squadra, quando è un gruppo unito, può anche colmare delle lacune tecniche grazie all’impegno. Una squadra composta da 11 fenomeni disuniti tra loro perderà sempre contro una formazione mediocre legata, dove ci si conosce e si da l’anima per il bene dei compagni.

I primi segnali da parte di questa nuova società lasciano ben sperare. Nonostante le fastidiose voci sul fatto che la Roma non stia comprando nessuno, non ci sono soldi, i debiti e bla bla bla… Quest’anno si dovranno ignorare queste critiche e dare la precedenza alla continuità. Sarà fondamentale trattenere i punti fermi della squadra, sfoltire gli esuberi e puntellare i ruoli dove si è stati carenti durante l’anno. Non servono nomi altisonanti, ma efficaci. L’acquisto di Smalling sembra vicino ed è una delle basi più sicure dalle quali ripartire. Sarà importantissimo anche tenere il punto fermo sulla vicenda Veretout e non cedere alle pressioni partenopee. Il francese si è dimostrato il fulcro e il motore del centrocampo giallorosso. Più che cercare un sostituto di Dzeko cercherei di puntare su un momentaneo vice-Dzeko, possibilmente giovane, sarebbe importante trattenere il bosniaco per almeno un’altra stagione in modo che possa fare da chioccia al nuovo numero 9. In quest’ottica il profilo ideale è Dusan Vlahovic, un ragazzo dalle qualità indiscusse che conosce già il campionato italiano. il centrocampo è da migliorare con un giocatore d’esperienza a senza svenarsi, è ora di puntare sui giovani ed un giocatore come Villar potrebbe emergere ed entrare a far parte delle rotazioni. Stesso discorso vale per la fascia sinistra dove si potrebbe provare a cercare un affare low-cost per poter continuare a dare fiducia a Calafiori e mantenere Spinazzola come titolare. Sulla fascia destra, nonostante qualche perplessità è necessario dare fiducia all’allenatore e di conseguenza dare l’ennesima possibilità a B.Peres ma con un degno sostituto. Per una volta bisogna provare ad essere pazienti e non stravolgere gli equilibri (già molto delicati) della squadra, per una volta bisogna accettare una stagione di transizione con la consapevolezza che potrebbe essere la chiave per un futuro luminoso. Per quest’anno bisogna cercare di portare in alto il valore della continuità come caposaldo per un nuovo inizio.