C'era una volta la rivoluzione d'ottobre. Sempre di Partito Comunista parliamo, ma molto più prosaicamente in questo caso l'argomento è lo sport più bello del mondo e, più specificatamente, la squadra che veste i colori del cielo e della notte. L'Inter, in questa sessione, sta affrontando l'ennesima rivoluzione di mercato, con tutto il fascino e le incognite che ne derivano. In questo caso la rivoluzione è duplice. Con la vendita di Joao Mario, infatti è stato completamente smontato il mercato dell'estate 2016/17 del quale è rimasto in rosa il solo Antonio Candreva, peraltro sempre più inviso al pubblico del Meazza. Difficile pensare ad una programmazione organica in tale contesto e la storia insegna che le squadre vincenti si costruiscono con lavoro costante anno dopo anno. Ma quello che risulta oltremodo pericoloso è il cambiamento tecnico/tattico che deriverà dall'inserimento in rosa dei nuovi acquisti. Il nuovo modulo tattico sarà presumibilmente un 4-2-3-1 con vocazione prettamente offensiva oppure un 4-3-3. In entrambi i casi si tratta di cambiamenti che comportano la necessità di molto lavoro per assimilare movimenti e schemi nuovi: quello che solitamente si fa nel corso del ritiro estivo. Con l'aggravante di avere a disposizione tutti giocatori nuovi che arrivano, per motivi diversi, da lunghi periodi di inattività. Ma l'Inter tempo non ha tempo. E ha invece maledettamente bisogno di raggiungere un unico risultato: l'accesso alla fase a gironi della Champions League. I tifosi interisti ricorderanno negli ultimi anni due diverse sessioni di mercato invernale così frizzanti: il 2011 con Leonardo in panchina e la sessione seguita al ritorno di Roberto Mancini sulla panchina. Due mercati, due allenatori diversi, due esiti diversi. Adesso è il turno di Spalletti che dovrà dimostrare una volta di più la sua bravura e meritarsi, con gli introiti che deriverebbero dall'ingresso nella maggiore competizione europea per club, un mercato all'altezza delle sue capacità e delle promesse con le quali era stata blandito per portarlo a Milano. Per fortuna si sta avvicinando la conclusione del mercato e finalmente l'unico giudice tornerà ad essere il campo. E finirà questa illusoria fiera dei sogni dove tutti vincono il loro scudetto. E comunque, nonostante tutto, I love this game.
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