Da quanto tempo gli amanti di questo sport aspettavano un derby del genere? Ve lo dico io: tanto, troppo tempo.
Senza ombra di dubbio, la sfida di ieri sera ha soddisfatto le aspettative, forse le ha anche superate.
Accade tutto in 20 minuti: prima con il rigore di Calhanoglu che con tanta personalità, ma anche tanto coraggio, trasforma il calcio di rigore, proprio sotto quella curva sud che per 5 anni lo ha visto indossare la maglia rossonera ed ora, come se nulla fosse, portarsi le dita alle orecchie come era solito fare da quelle parti un certo Mauro Icardi fino a qualche anno fa. Neanche il tempo di prendere coscienza di quanto accaduto che in modo rocambolesco l'Inter si fa goal da sola: De Vrij, uno che spesso ha punito il Milan negli ultimi derby, ma che questa volta sbaglia porta e la infila alle spalle di Handanovic: 1-1. La partita non smette di regalarci emozioni, i ritmi sono altissimi, le squadre sono lunghe. Passano circa sette minuti: rigore per l'Inter, un'altra volta. Ingenuità clamorosa della difesa del Milan e fallo netto su Darmian. Questa volta sul dischetto si presenta Lautaro. Piccola osservazione: un portiere del Milan non parava un rigore nel derby dalla stagione 1984-85.
DETTO-FATTO: Tatarusanu ipnotizza "il toro" e compie una parata degna del miglior Neuer. San Siro è una bolgia, il Milan è vivo. Fino al 70' non c'è storia, assedio nerazzurro con diverse occasioni nitide da appuntare sul taccuino. Prima Barella, che a porta praticamente sguarnita centra in pieno Tomori; poi Vidal, nel secondo tempo, che fa lo stesso, anche se in questo caso il salvataggio lo effettua Kalulu (subentrato a Ballo-Tourè all'intervallo). Dal 75' in poi inizia un'altra partita, con l'Inter schiacciata nella sua metacampo e la compagine rossonera che attacca. Ibra da solo fa la differenza: lotta, crossa e tira da 25 metri. Ma non basta. La difesa nerazzurra è difficile da scardinare. L'ultima occasione è il palo di Saelemaekers, che se fosse andato a segno avrebbe messo l'Inter fuori dai giochi per quanto riguarda la corsa scudetto. Il risultato finale però, è il seguente, 1-1. Un pareggio difficile da digerire per i ragazzi di Inzaghi, che però tiene aperte le speranze di rimonta.

Ciò che ha colpito di questo derby è stata l'intensità. Davvero alta, mai così alta in un big match di questa stagione qui in Italia. Una partita che non ha niente a che vedere con quell'Inter-Juventus di qualche settimana fa. Due squadre che hanno lottato su tutti i palloni, con quel sano agonismo e fervore calcistico che mancava in una partita del genere da diverso tempo. Questa situazione valorizza ancora una volta il lavoro in continuo miglioramento dei due direttori d'orchestra di questo spettacolo andato in scena ieri sera, nel meraviglioso teatro di San Siro, ovvero Simone Inzaghi e Stefano Pioli. Un modo di intendere il calcio molto simile per certi versi: tanto gioco, tanta "garra" e pochi palloni buttati. Molte uscite palla a terra, con l'obiettivo di offrire palloni invitanti alle punte di peso (Ibra e Dzeko), sfruttando le cavalcate degli esterni. Due a parer mio i giocatori che faranno la differenza nel percorso di queste due squadre: il primo è Rafael Leao. Talento sopraffino, fisico da pugile e tecnica prelibata. IMPRENDIBILE. Il secondo è il futuro capitano dell'Inter: Nicolò Barella. Onnipresente in mezzo al campo, fa entrambe le fasi con un'energia degna di nota e si fa in tre per recuperare ogni pallone. Il centrocampo dell'Inter è in buone mani per i prossimi 10 anni.
Infine, concludo con le uniche note negative in casa Inter, nello specifico due. La prima riguarda la necessità di trovare un rigorista fisso, un uomo che possa prendersi la responsabilità di calciare SEMPRE dagli undici metri ( 4 diversi interpreti nel corso della stagione, nessuna squadra ne ha avuti di più). Il secondo riguarda Lautaro Martinez, troppo spesso in ombra nelle ultime gare, alla ricerca di quel gol che manca da ormai 7 giornate tra campionato e coppe. Ci vuole la scossa del numero 10 per ravvivare l'attacco.

Questo derby, ci ha anche dato la consapevolezza del fatto che finalmente questa è una SQUADRA. Sì, con tanti alti e bassi, ma che nel momento del bisogno è coesa, trova la forza nello spirito di gruppo e ciò si riflette nel modo di interpretare le partite e di gestire il possesso palla. Ora, ciò che manca, è la vittoria in un big match. Napoli e Real sono avvisate.