Mourinho batte la Juventus all'Olimpico di Roma. Dopo un primo tempo equilibrato, in cui le due squadre hanno fatto fatica ad accendersi, a decidere il match è stato il lampo di Mancini, implacabile dalla distanza.
Nei primi quarantacinque minuti gli unici due squilli sono arrivati da due esuberi della vecchia Juve, Dybala e Rabiot: il primo, approdato a Roma a luglio dopo il mancato rinnovo, si è limitato ad impegnare Szczesny dalla distanza per poi sparire dai radar; il secondo, rimasto invano in vetrina tutta l'estate nell'outlet bianconero, ha impegnato Rui Patricio nell'occasione più ghiotta del primo tempo e forse del match. Altre emozioni non ci sono state, se non quelle che venivano dagli spalti dell'Olimpico, gremiti e appassionati come al solito da quando Mourinho siede su quella panchina. Nella ripresa la musica non cambia. Le squadre restano abbottonate e l'unica soluzione sembra essere quella dei tiri da fuori.
Mancini è quello che lo capisce per primo, battendo Szczęsny con un siluro dalla distanza. Partito forse troppo tardi, il portiere polacco è costretto a raccogliere il pallone in fondo al sacco e consegnarlo ai compagni ricominciare a giocare sotto di un gol. I minuti passano, lo Special One getta nella mischia Abraham mentre Allegri, si affida a Chiesa e Pogba. Ancora lontani dalla forma ideale, i due assi bianconeri si limitano a portare palla senza mai riuscire ad illuminare la serata, emulando quanto fatto da un grigio Di Maria.
La Roma si chiude e bene, i pali colpiti dalla Juve toccano quota tre, Kostic e Cuadrado sfrecciano ma Vlahovic sembra essere troppo solo, ingabbiato dai difensori giallorossi e forse da se stesso. La formazione dell'assalto finale si completa poi con l'ingresso di Kean, il quale si distingue subito scalciando Mancini mettendo fine alla sua gara e forse alla sua seconda avventura alla Juve. Sotto di un uomo, la corazzata di Allegri vede sgretolarsi tutte le sue ambizioni di rimontare clamorosamente in classifica e tornare a lottare per il quarto posto.
Alla fine la spunta la Roma, che resta così aggrappata al quarto posto assieme al Milan.
Nella Juventus invece, pesano le assenze di Milik e dello stesso Vlahovic, autore dell'ennesima prova incolore della sua stagione.
Allegri in ogni caso torna a Torino con rammarico, conscio di averci provato fino alla fine, fino al tiro di Danilo ingoiato dalle braccia di Rui Patricio nell'ultimo sospiro del match.
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