Ci sono Nazionali che riescono a rendere anche quell’inno inascoltabile come il nostro, quella musichetta, rispetto ad altri inni gloriosi, quasi una sinfonia. Ma non è questo il caso della Nazionale, di questi primi anni venti del terzo millennio. L’Italia si deve ancora riprendere dal momento disastroso conseguente all’esclusione dai precedenti mondiali. Qualcosa si è rotto. Il tempo vola, decolla, e l’emergenza coronavirus in cui siamo precipitati, ha sicuramente reso la percezione del tempo diversa con un calcio senza tifosi, senz’anima, che fatica a coinvolgere. Forse meglio una partita alla Play Station che una partita di calcio così, per molti. Ci rifugiamo nel passato delle vecchie glorie, senti l'allenatore della Bulgaria parlare di Giannini, e oggi di chi parli? Si realizzano serie televisive su Pelè, il grande Maradona, su Totti, forse anche prima del tempo, su Baggio e su chissà ancora chi. Parliamo dei grandi tempi, di un calcio che era passione, dove avevi protagonisti veri, uomini in campo e fuori dal campo, che non si buttavano a terra appena sfiorati da un dito. Non era quello un calcio per tuffatori. C’era maturità, c’era sentimento, c’era un credo. Oggi la Nazionale dice poco. Vince, ma non emoziona. Gioca, ma non coinvolge. I giocatori in campo sono anonimi, se chiedi ai più di farti i nomi dei titolari in campo delle ultime partite ne indovineranno un paio di nomi, per sentito dire forse. Questo è il punto.
Una nazionale che ha riportato tutto alla sua dimensione minimalista, con un calcio che in Italia sta vivendo la sua peggiore fase, con la base del mondo dei dilettanti che è ai limiti del tracollo, con i conti che fanno tremare le società di vertice, con stipendi da Re che si mangiano i profitti delle società.
Questa Nazionale entusiasma come una pizza con l’ananas. C’è poco da dire e non è sicuramente colpa dei ragazzi che scendono in campo, ma forse perché effettivamente mancano i campioni, come dice Cassano, i campioni che sanno attirare l’attenzione, che ti fanno sentire orgoglioso di essere italiano. Oggi per cercare qualche campione devi guardarti le nazionali straniere. Ma non è comunque una sola questione di campioni che non ci sono e non ci saranno chissà per quanto tempo.
Il problema è forse indefinibile. Ma questa è la sensazione vissuta e percepita da tanti, Mancini o non Mancini permettendo.
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