È una delle poche certezze della vita. Di calcio ne parliamo tutti e tutti ne possono parlare e tutti credono di avere il diritto di farlo.
Ci sentiamo in diritto di dare lezioni di tattica ad allenatori professionisti, di tecnica a calciatori criticando da un divano o da un bar con una birra in mano, convinti di avere pure ragione o addirittura la presunzione di essere ascoltati. È così, non ci possiamo fare niente, è più forte di noi.
Se prendiamo, ad esempio, l'arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juve, noteremo come il calciatore più forte del mondo, o uno dei due più forti del mondo insieme a Messi, diventa, per interisti, milanisti e napoletani, in un istante un giocatore quasi normale che a quell'età non ha più niente per cui sorprendere. Ma questo fa parte del rosicamento generale che attanaglia il tifosotto medio. Si perché, per molti, se Ronaldo non segna un gol in rovesciata, o scarta quattro giocatori, è un giocatore normale. Non doveva nemmeno segnare tanti gol nel campionato italiano, eppure siamo già a nove, più gol di altri suoi colleghi più giovani e abituati al calcio italiano, ma questo non conta.
A parte tutto questo, quanti capiscono realmente la sua grandezza? Credo pochi. Se prendiamo la partita di sabato, sembra che il suo gol e l'azione del secondo gol siano cose normali e abbastanza facili, per molti, ma non è proprio così.
Iniziamo col primo gol. Tocco al volo di interno piede a due passi dal portiere, semplice no? Sì, probabilmente il tocco finale lo è anche, ma è la preparazione che dimostra la differenza.
Il gol Cristiano lo prepara con la testa prima ancora che la punizione venga battuta. Se notate lui si posiziona al di là dell'ultimo difensore della Spal, quindi in fuorigioco di qualche centimetro, ma davanti al suo marcatore, lui sa già che un attimo prima del calcio di punizione l'ultimo difensore scatterà in avanti, mettendolo in gioco, e infatti appena Pjanic parte per battere la punizione, il difensore scatta, mette in gioco Ronaldo, che scatta a sua volta una frazione di secondo dopo e così si trova solo a tu per tu col portiere e insacca al volo. Una visione anticipata di tutta l'azione.
Veniamo al secondo gol. Corsa a velocità doppia rispetto al difensore, lo rimonta e lo supera in corsa, a trentatré anni non è male, poi recupera il pallone e un attimo dopo di prima lo gira a Costa velocizzando l'azione e mettendo il brasiliano in condizione di calciare faccia alla porta con i difensori ancora in recupero.
Vi posso assicurare che se quel pallone l'avesse recuperato qualsiasi altro giocatore, da Mario a Dybala passando per Costa o altro, una volta in possesso avrebbero controllato, alzato la testa, guardato la posizione dei compagni perdendo quella frazione di tempo e dando tempo ai difensore ferraresi di ripiegare e chiudere gli spazi. Piccoli particolari che non tutti colgono, ma che fanno la differenza tra chi sa e chi parla solamente.
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