I singoli contro il collettivo, i milioni contro la programmazione, il petrolio contro le braccia forti. Psg contro Atalanta è più di un match di Champions. È la bella e ammirata Parigi contro la laboriosa Bergamo, è un pezzo di Italia falcidiato dall'emergenza Covid contro una nazione intera che già ha dato per scontato l'esito della partita. Purtroppo per loro, e solo per loro, non è così. Gasperini ha detto che i suoi saranno come una Nazionale, ma sbaglia, perché la Dea sarà spinta da ancora più tifosi, in Italia e non solo, che sognano una meravigliosa pagina di calcio. Attenzione però, non è un Davide contro Golia, perché non sempre i milioni e i campioni valgono i successi, e la Juventus lo ha dimostrato contro il Lione.
Gasperini questo lo sa bene, e nota le sfumature di un Psg nervoso. La pretattica su Mbappè è il primo segnale che arriva al tecnico della Dea, infinitamente bravo a farlo notare in conferenza stampa. "Non avremo Ilicic e Gollini, a loro mancherà solo Di Maria, perché Mbappè lo considero del match fino a prova contraria" ha dichiarato Gasp. Colpiti e affondati, perché questa mattina i francesi lo hanno considerato arruolabile, con buona pace di una pretattica che lancia qualche segnale di paura. Già al sorteggio però, qualche timido segnale arrivava dalla solita spocchia (e scusate il termine), che è più un istinto tutto francese dettato dalla paura di non essere migliori che dalle reali sensazioni. Spocchia (questa volta non mi scuso perché a Parigi sono ancora oggi convinti di fare una passeggiata) che si è ripetuta in maniera convinta fra i tifosi, con la memoria corta se non analizzano che a Parigi una sconfitta sarebbe un ennesimo trauma, mentre a Bergamo non cancellerebbe una stagione epica.
Il terzo motivo che rende nervosi i parigini è tutto nella differenza del momento che attraversano le squadre. I bergamaschi liberi da pressioni, reduci da un campionato che li vede ancora oggi in forma e capaci di far male a chiunque, trascinati anche da un popolo intero che ha negli occhi mesi tragici. A Parigi invece sono fermi da mesi, non hanno nelle gambe una partita vera, sono trascinati dai singoli e non dal gruppo, che in Europa spesso fa la differenza. Dati di fatto questi, che alla fine possono fare la differenza, e Neymar e compagni lo sanno bene. Sono i favoriti, è chiaro, ma nessuno nel calcio ha mai sconfitto gli avversari senza giocare almeno 90 minuti. E quando in mezzo c’è una Dea splendente ma ferita, il compito diventa ancora più arduo. Dai Atalanta, è la sfida di un popolo intero che in autunno soffriva per le sconfitte in Europa, poi aveva le lacrime di paura ma anche di gioia per la vittoria sul Valencia e adesso vuole godersi una festa che sarebbe una rinascita. Avanti Dea, Nazionale di una Italia che nelle difficoltà si unisce e diventa imbattibile.
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