Chi l'avrebbe mai detto. Alla fine di una giornata di campionato nella quale il calendario non sembrava arridere all'allegra armata nerazzurra, la squadra che indossa i colori del cielo e della notte è ancora assisa sullo scranno più alto della classifica.
La trasferta allo Juventus Stadium (in spregio ai dettami del marketing moderno a me piace ancora chiamarlo così) è stato l'ennesimo esame di maturità per una squadra che sta acquisendo domenica dopo domenica sempre maggiore consapevolezza nei propri mezzi. Consapevolezza che allo stato attuale si esprime con grandissima compattezza difensiva negli scontri diretti per scatenare tutto il proprio potenziale anche offensivo con le squadre che occupano una posizione di classifica inferiore portando l'Inter a guidare la classifica tuttora imbattuta.
Un percorso che assomiglia sempre di più a quello della prima Juve di Conte, benchmark per tutte le società di rango, come l'Inter può e deve considerarsi, che utilizzano l'anno di purgatorio fuori dalle competizioni europee per cercare di rilanciarsi nel torneo nazionale. La squadra nerazzurra ha sfruttato egregiamente questi mesi nei quali ha potuto compenetrarsi solamente sul campionato. Di questo bisogna dare i giusti meriti all'allenatore. Spalletti, cosi come la squadra e i nuovi acquisti, erano stati accolti con diffidenza da una tifoseria, forse anche giustamente, disillusa da anni di promesse disattese e società allo sbando. Andando a ritroso di qualche mese, forse, il migliore acquisto è stato proprio in società; l'arrivo di Sabatini come coordinatore tecnico ha permesso di accorciare, ma soprattutto creare una catena di comando alla Pinetina. Un coordinatore tecnico, un bravo direttore sportivo restituito a quello che sa fare meglio e un allenatore.
Basta. Juventus docet. perché bisogna avere anche l'umiltà di imparare dai più bravi; e chi vince da sei anni consecutivi è per definizione più bravo.
E' anche per questo che il pareggio di ieri acquisisce ancora maggiore peso e valore anche alla luce degli inaspettati risultati non positivi di un Napoli in chiara flessione e di una Roma potenzialmente più forte dei nerazzurri ma ancora troppo altalenante nel rendimento lontano dall'Olimpico.
Ora bisogna insistere e capire il livello della propria forza, ricordandoci però da dove arriviamo e dove dobbiamo andare per evitare la sicurezza nei propri mezzi si trasformi in pericolosa spocchia. Noi non abbiamo l'obbligo di vincere lo scudetto ma dobbiamo tornare in Champions. Dobbiamo consolidare la nostra posizione tra le prime quattro per permetterci di continuare a sognare.
D'altronde, alzi la mano chi avrebbe pensato a questa situazione di classifica a dicembre dopo aver affrontato Roma, Napoli e Juve in trasferta. E adesso testa anche alla Coppa Italia perché vincere aiuta a vincere. Sempre. I love this game!
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