Ormai sull'onda generale del pensiero unico, non si parla d'altro che fare, ammodernare, ricostruire l'Italia come se fossimo tornati agli anni '50, quando l'Italia era unita nella voglia di ripartire da nord a sud come un grande ponte... oggi gli ospedali, le carceri, le strade sono la priorità. Ovvio.
Ma in un'Italia che ama le grandi sfide, anche quella di non rinunciare alla sua passione principale, il calcio, deve essere presa in considerazione, e il tema di cosa fare quando tanta gente dalle poltrone di casa dopo un po' di tempo avrà voglia di tornare a vedere la propria squadra sugli spalti, appare una bella occasione per discutere ancora una volta sulla questione degli stadi.

Del tempo infinito che passa da una richiesta alla politica alle decisioni di privati di "sporcarsi" le mani con leggi da modellare da città a città, sembra sempre un argomento tabù... ma se il concetto che nel paese passa e' quello del guardare al modello cinese, perché non anche per costruire nuovi stadi?
Mi verrebbe da dire se non ora quando... perché non fare leggi che consentano a ricchi magnati di costruire in poco tempo? Perché non discutere in generale a 360 gradi, perché la burocrazia ammazza la produttività di un paese facendo scappare le migliori intenzioni? L'allenatore dell'Atalanta si prende insulti perché dice che vorrebbe giocare a porte chiuse, come se la passione "sospesa" che alimenta da dentro il nostro sport fosse una colpa... no, la colpa e' di chi ha consegnato la più bella cosa alle bruttezze di corruzione e impedimenti vari; cosi facendo non solo abbiamo disincentivato la gente ad andare allo stadio... ma abbiamo dato la scusa per trasformare lo sport in un giocattolo da buttare via.

Il messaggio che vorrei passasse e' invece che il calcio e' di tutti, ridiamolo alla gente possibilmente e per farlo al meglio facciamo nuovi stadi, perché così ci guadagniamo tutti non solo i soliti noti.