Uruguay e Francia hanno dato vita all'ennesima brutta ed incolore partita di questo Mondiale ricco di sorprese, ma poverissimo di bel gioco. I sudamericani - guidati da Tabarez, grande allenatore e altresì grand'uomo - si schierano col rombo di centrocampo con ai vertici Torreira e Bentancur; Vecino e l'ottimo Nandez come interni (in fase offensiva), trasformatisi in esterni di un solido 4-4-2 quando l'Uruguay difende; linea a 4 dietro e inedito tandem in attacco Suarez-Stuani, quest'ultimo sostituito di Cavani. L'assenza del Matador sarà una delle cause - se non la principale, sicuramente una delle più influenti - della sconfitta dell'Uruguay.
Deschamps manda in campo la sua Francia col 4-3-3: confermati tridente d'attacco e quartetto difensivo, la novità fondamentale è rappresentata da Tolisso al posto dello squalificato Matuidi. Com'era nelle previsioni, il match risulta equilibrato, a tratti stucchevole, ricolmo di banali errori tecnici; dominano i passaggi sbagliati, le conclusioni imprecise e un eccessivo nervosismo. Al 40' Les Bleus passano in vantaggio grazie ad una punizione intelligentemente battuta da Griezmann che, con una beffarda finta, costringe la linea difensiva uruguaya - avanzata di qualche passo - a rinculare velocemente verso il proprio portiere; Varane anticipa di testa un incolpevole Stuani portando in vantaggio i suoi. Al tramonto del primo tempo ci prova Caceres, ma i riflessi felini di Lloris permettono alla Francia di mantenere il vantaggio al riposo.
Al 60' succede l'imponderabile: contropiede orchestrato da un irriconoscibile Pogba, la cui lentezza permette ai difensori di riposizionarsi; la palla arriva a Griezmann, la cui velleitaria conclusione dai 25 metri si trasforma nel raddoppio francese, causa papera clamorosa di Muslera. L'errore dell'ex Lazio fa calare il sipario su una partita brutta, spigolosa, già vinta in partenza dalla formazione europea vista la cruciale assenza di Cavani.
Aldilà della bassa qualità e della supremazia più psicologica che tecnica dei francesi, due considerazioni vengono alla luce da questo incontro.
Primo: la sceneggiata di Mbappé al 68', che ha certificato il brutto pomeriggio del talento di origini camerunensi. Un teatrino molto simile a quello di Neymar contro il Messico, e che mal si concilia con la straordinaria qualità tecnica di giocatori del genere. Se davvero Mbappé vorrà diventare il migliore, allora tali comportamenti antisportivi devono essere eliminati al più presto dal suo bagaglio tecnico ed umano. Mentre Neymar ormai è una causa persa - stile di gioco e atteggiamenti in campo sono ben strutturati - Mbappé deve capire che l'essere umili è la regola capitale da seguire affinché possa trasformarsi da talento a fuoriclasse.
Seconda considerazione: Paul Pogba sembra il lontano cugino, un po' scarso ed imbruttito, del fenomenale tuttocampista ammirato in passato. Le avvisaglie di un Mondiale deludente si erano già percepite durante la passata stagione, nella quale il francese è stato spesso panchinato da Mourinho trasformandosi da colonna portante dello United, in oggetto misterioso e costoso. L'emblema di questa incostanza è rappresentata dall'ottavo di Champions contro il Siviglia, nel quale Paul è stato escluso preferendogli l'acerbo McTominay". In questo Mondiale Pogba appare lento, macchinoso e - a parte il fortunoso gol con rimpallo dell'esordio - mai decisivo. Ai tempi della Juve lo chiamavano PogBoom, oggi lo definirei piuttosto un PogBluff: come un abile giocatore di poker, Pogba sta ingannando quanti credano ancora in lui e nel suo immenso talento. Le ragioni di questo flop potrebbero essere molte e di varia natura; io sono convinto che il peggioramento tecnico di Pogba sia da attribuire alla recente scomparsa dell'amato padre: evento traumatico che potrebbe aver avuto ricadute sulla psiche di un ragazzo così sensibile.
Nonostante tali argomentazioni - più o meno giuste - ciò che conta dalle parti della Tour Eiffel è la qualificazione alle semifinali della Coppa del Mondo, l'obiettivo minimo della vigilia.
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