Rinunciare a un giocatore come Pianjc, per realizzare una plusvalenza di 60/70 milioni, rientra nella piena logica finanziaria che ormai si è sovrapposta, in troppi casi, alle ragioni tecniche delle compravendite di questo strano mercato.
Allora va bene la plusvalenza, ma questo Arthur, che fa le bizze, serve veramente, nel computo tecnico? Questo scambio porta un valore aggiunto alla squadra? Questi sono i dubbi che legittimamente l’uomo della strada o il tifoso che pensa semplicemente al campo, ma poi sostiene finanziariamente la società, con gli abbonamenti, i biglietti, i diritti televisivi, il merchandising, si pone.
La strategia del Barcellona, di acquistare top player, maturi come Pianjc, o in erba come Lautaro, regolandoli con le proprie seconde scelte, fa sembrare le nostre società, quelle più performanti per intenderci, gregarie di un sistema che tecnicamente è stato più forte nel passato più recente, ma ora sembra in declino, mentre finanziariamente è in piena crisi di incassi e liquidità, soprattutto senza una proprietà forte, come quelle che possono vantare Juventus e Inter.
Lautaro, può benissimo rimanere all’Inter, anche a dispetto della sirena Messi, perché l’Inter, sembra in grado di riprendere il ruolo di top club nel contesto europeo, nel breve/medio periodo.
La Juventus ha uno standing attuale che equivale a quello catalano, sia pure con un palmares minore, almeno sul piano internazionale.
Le differenze maggiori che possiamo individuare nella situazione attuale, sono riferite soprattutto al fatturato, ma una buona gestione può sicuramente accorciare anche questa differenza, che certamente non si può colmare cedendo i nostri giocatori migliori. Per la Juventus si tratta senz’altro di sfoltire la rosa abbassando il monte ingaggi, per l’Inter di gestire bene i ricavi dalle cessioni già iniziate con Icardi.
Complessivamente, mi sembra che nessuna delle nostre due squadre abbia la necessità di assecondare le esigenze del Barça. Pianjc è collocabile anche presso altri club, come PSG o Chelsea che hanno contropartite certo più convincenti del riluttante Arthur. E se Pianjc fa resistenza, può pure rimanere, ci sono altri profili vendibili.
Per concludere, se la scalata europea del nostro calcio passa per il potenziamento dei nostri club principali, se la credibilità perduta del nostro calcio abbisogna di successi su scala continentale, dobbiamo toglierci da sopra, un po’ di provincialismo e di sudditanze psicologiche.
Chi ha i giocatori migliori se li tiene, il braccio di ferro che il Barca fa con i nostri club, per accaparrarsi a tutti i costi i nostri giocatori di valore, scambiandoli con le loro riserve, non va nella direzione sopra esposta. Politicamente, dobbiamo recuperare terreno, in questo ambito dove un tempo primeggiavamo, ma per farlo è necessario sapere dire anche dei NO! Chiari e tondi quando occorre e a me sembra che sia arrivato il momento per farlo.
Intelligenti pauca.
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