Chi ha assistito soltanto otto giorni fa alla conferenza stampa di Andrea Agnelli e Massimiliano Allegri si sarà almeno convinto di due cose: l'amicizia e l'apprezzamento che il presidente della Juventus ha esternato nei confronti del tecnico livornese sono sinceri e la decisione di congedarlo è stata caldeggiata da Paratici e Nedved (e magari da Cristiano Ronaldo), altrimenti Allegri sarebbe ancora l'allenatore della squadra Campione d'Italia.
Partendo da queste premesse, pensare che la scelta del sostituto di Allegri sia caduta in prima battuta su Sarri risulterebbe quanto meno singolare. Al di là di un antipatico confronto tra le personalità e i comportamenti dei due coach toscani, ciò che appare evidente è la notevole differenza di esperienza nella gestione di un gruppo di campioni. Con tutto il rispetto per gli eccellenti giocatori del Napoli, si può affermare che nessuno dei componenti la rosa della squadra partenopea allenata da Sarri fino all'anno scorso fosse un fuoriclasse, soprattutto nessuno era un vincente (Higuain a parte, che però ha più volte mostrato carenze di leadership e di temperamento). Lo stesso Chelsea, guidato quest'anno, non brilla per carattere e spirito vincente, fatta eccezione per alcuni elementi (Hazard e Kantè in particolare).
Stesso discorso si potrebbe impostare per quanto riguarda la dimestichezza con la Champions League, vera e propria ossessione dalle parti della Continassa. Per quanto poi concerne il sistema di gioco e la reale, o presunta, spettacolarità di quello espresso dalle squadre allenate da Sarri, chiunque abbia seguito con un minimo di regolarità e attenzione la stagione del Chelsea in Premier League (ma anche in Europa League, tutto sommato) si sarà reso conto che la formazione londinese è stata tutt'altro che spettacolare e che il gioco corale e armonico tanto esaltato in Italia non si è mai praticamente visto (per informazioni chiedere ai supporters dei Blues).
Se a queste semplici considerazioni aggiungessimo la necessità da parte di un Sarri allenatore della Juventus di contare su un periodo di tempo consistente per introdurre e far radicare le sue idee di gioco e la inevitabile diffidenza della tifoseria bianconera già a partire dall'accoglienza, comprenderemmo facilmente come l'avvicendamento tra Allegri e Sarri costituirebbe un azzardo serenamente definibile come epocale.
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