L’imprevisto.
Come avremmo potuto prevedere che sarebbe spettato proprio a noi, all'ultima in classifica, il Benevento, di dover affrontare a casa loro i Fiorentini reduci da un lutto che annichilisce?!
Abbiamo cercato in tutti i modi di evitarlo questo confronto, per il quale nessuno poteva essere preparato poiché tutto è stato orchestrato, con “cinismo”, dall'Imprevedibile. Se il caso (con la minuscola - grazie a Dio nessuno crede più che si tratti di una divinità maligna…) esiste, qui è sceso e si è piazzato in mezzo al campo, orchestrando tutto da par suo, lasciandoci basiti.
Una cosa è certa, almeno una: la squadra del Benevento, i 1.800 tifosi nostrani, tutti noi al Franchi andremo in primo luogo per rendere omaggio ad uno degli ultimi Eroi - diventati così rari oggigiorno - che la ribalta del Calcio abbia conosciuto.
Davide Astori.
La Fiorentina aveva strappato al Napoli un discreto difensore, a Firenze Davide Astori è diventato “capitano per sempre”. A lui e a Francesca Fioretti piaceva da morire l’idea dell’avventura fiorentina, circondati come si erano ritrovati dalla Bellezza: per la maglia, per l’arte che girava loro intorno, per quel piccolo Capolavoro che è la figlioletta Vittoria, per la quale Davide sognava una vita serena, in un mondo di pace.
Tutta la vita di Astori era segnata dall’imprevisto… tanto che lui amava definirsi - forse per schermirsi - “calciatore per caso”. Un ragazzo maturato in gran fretta, anche grazie all’imprevedibile “doppio salto” che lo aveva fatto atterrare nel rinascimento fiorentino: quelle geometrie ricche di fascino, lui Bergamasco, lo facevano sentire “a casa”.
Giocatore per caso perché si considerava fortunato di appartenere a un mestiere dorato e super fortunato per i genitori che gli avevano dato la vita.
Dentro lo spogliatoio e in campo non aveva paura di niente e di nessuno. Nemmeno dell’imprevedibile. Dopo una sconfitta cocente della sua squadra al Franchi, aveva detto - come sempre - quello che pensava: «abbiate pazienza, noi questi siamo, ma cresceremo!».
Molti se n’erano accorti che era capace di mettere a sedere in silenzio tutta la squadra, quando aveva qualcosa da dire. L’adrenalina calava di colpo, il sudore sembrava asciugarsi all’istante sui corpi madidi dei reduci: le sue parole educate e curate avevano un potere che è impossibile insidiare ormai.
L’imprevisto gli ha tolto la vita, lo ha “svincolato” da legami profondi, dove rimarrà insostituibile. Il capitano della Fiorentina conosceva parole che sapevano incidere sui cuori.
Le sue parole educate e curate avevano un potere che è impossibile insidiare ormai. Non risuoneranno più quelle parole, Davide Astori oggi non scenderà in campo, nel suo Franchi, ma nessuno potrà mai più strappargli dal braccio la fascia di capitano.
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