Nelle ultime ore si parla molto di una sorta di deadline per la conclusione del nostro campionato di calcio che sarebbe fissata al prossimo 30 giugno. Ne parlano un po’ tutti gli addetti ai lavori e nelle ultime ore lo ha ribadito anche il presidente Gabriele Gravina in una intervista televisiva. Anche se nell’occasione il presidente federale, per la prima volta, ne ha parlato in termini meno assoluti.
Nel senso che non ha escluso neppure la possibilità che ci possa essere: “una leggera  proroga”, e quindi uno sforamento di questa data. Per cui si comincia a pensare alla “conclusione del campionato” come ipotesi prioritaria. E devo dire che l’apertura del presidente Federale è molto importante ed è pienamente condivisibile. Perché  il completamento del campionato rappresenta la soluzione più naturale che possa esistere. Indipendentemente dalla deadline, che non esiste. Perché l’unico vero limite definitivo – o peggio ancora fatale -  non è il 30 giugno, ma è rappresentato solo dal Covid 19. Solo il virus (purtroppo) può condizionare le date del calendario.

Infatti, credo che ci sia un interesse comune  fra tutti coloro che operano all’interno del mondo del calcio. A cominciare dalle televisioni che hanno acquistato i diritti per trasmettere  tutte le partite. Per continuare  con gli sponsor, che hanno investito il loro denaro, anche e soprattutto in considerazione del numero delle partite. E poi ci sono le Società che oltre agli evidenti interessi sportivi hanno un interesse primario che è quello economico. Un interesse, che visto come stanno andando le cose e nell’incertezza della situazione che si è creata,  rappresenta lo spauracchio peggiore, per tutte. Perché, indipendentemente da quando si potrà riprendere a giocare, la sospensione del campionato, comunque, rappresenterà una perdita economica rilevante per tutte le società, che non è ancora quantificabile, ma è già conclamata.

Per cui l’ipotesi ultima prospettata dal presidente federale appare come l’unica percorribile. Anche alla luce di quello che sta avvenendo nel resto dell’Europa dove sono stati sospesi i campionati più importanti e si è creata una situazione che si può definire condivisa. Nel senso che c’è ormai un interesse comune da parte delle nazioni che calcisticamente contano di più, per cercare di completare i campionati nazionali, indipendentemente dalle date. Soprattutto di quelle Europee. E il pensiero va subito ad Euro 2020 , alla Champions e alla Europa League, alla Nations League e non ultimo anche ai rapporti con la FIFA.

In proposito, proprio nelle prossime ore ci sarà una conference call – ormai, per colpa del coronavirus si fa tutto al telefono e attraverso il web  -  fra tutte le 55 federazioni che fanno parte dell’UEFA che, con ogni probabilità, decideranno di posticipare le date delle varie competizioni continentali. E questa intenzione, secondo i rumors che provengono dalla massima Autorità Continentale sembra essere pienamente condivisa anche dal suo  presidente Ceferin. Per cui quasi sicuramente Euro 2020 scivolerà nel periodo autunno-invernale e questo darà modo a tutte le federazioni di ogni nazione di poter finire i campionati nazionali. E di pari passo scivoleranno in avanti anche le date per la disputa delle altre competizioni Europee (Champions, E. League e via dicendo). Staremo a vedere. Ma non credo che ci possano essere sorprese, per i motivi che ho detto sopra, e penso che fra poche ore tutta la situazione (italiana-europea), ci dovrebbe apparire più chiara.

Non solo, ma la decisione che arriverà dall’UEFA, oltre ad essere propedeutica per la nostra Federazione verso la decisione di completare il campionato, finirà per smontare le tante ipotesi di Play Off e di Play Out  che stanno circolando in questi giorni nel nostro calcio. Sull’argomento, ho avuto già occasione di parlarne e la ritengo una soluzione suggestiva, ma non praticabile. Perché non è contemplata dai regolamenti in vigore. E le regole non possono essere cambiate in corso d’opera. A meno che non ci sia un accordo totale –  ad esempio se si mettono d’accordo le sei squadre che al momento occupano i primi sei posti in classifica generale, che sono quelle che dovrebbero essere comunicate all’Uefa per la partecipazione alla Champions e alla E. League –  allora in questo caso la disputa dei Play Off diventerebbe un’ipotesi  credibile e praticabile. Come pure quella dell’eventuale disputa dei Play Out (sempre previo accordo totale delle squadre coinvolte).

Mentre non regge nemmeno l’ipotesi che non ci si possa accavallare con il prossimo campionato. E che, a causa del prorogarsi dell’emergenza Covid 19, ci sia la necessità di giocare anche oltre il periodo estivo. Magari anche nella prima parte dell’autunno (settembre – ottobre). Infatti, questa sembra un’altra deadline. Vale a dire che non si capisce perché non si possa  posticipare la data d’inizio del prossimo campionato. Mentre molti, addirittura, sembrano d’accordo sull’annullamento di questo campionato e sulla non assegnazione dello scudetto. Come se l’aver giocato 26 partite non contasse niente. E come se questo campionato avesse un’importanza minore, o non ne avesse affatto, rispetto a quello prossimo venturo.

Pertanto, in ossequio anche alla parola normalità, di cui adesso tanto si parla in relazione all’emergenza sanitaria che come paese Italia stiamo vivendo - forza Lombardia e forza tutti noi, perché sicuramente ce la faremo -  il completamento del campionato appare come l’unica soluzione possibile. 
Perché riassegna al campo i verdetti sia per lo scudetto e la partecipazione alle coppe europee, che per le retrocessioni. E poi farà rientrare veramente nella normalità non solo il calcio, ma anche la nostra vita quotidiana, che è l’ipotesi più importante di tutte...



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