Non è soddisfatto Carlo Ancelotti.
Non lo si nota soltanto dal suo costante sopracciglio inarcato, tratto ormai caratteristico che disegna il suo volto. Lo si intravede dalle sue parole, usate per andare subito dritto al punto. “Stiamo difendendo male, se giochiamo così a Londra non sarà facile”. Subito dopo il match contro il Genoa, il tecnico ha fatto scattare il campanello d’allarme, una sorta si sveglia ai suoi per metterli in guardia in vista del quarto di Europa League contro l’Arsenal. Se si gioca come nelle ultime due uscite contro Empoli e liguri, si rischiano brutte figure.
Lui è un vincente e non c’è bisogno nemmeno più di dire il perché ricordando gli innumerevoli titoli conquistati in tutto il globo terraqueo. L’essere vincente non si misura soltanto per il numero di trofei che costituiscono la personale bacheca: lo si è nell’atteggiamento, nella mentalità. Si gioca per trionfare, o quantomeno per competere e provare ad arrivare fino in fondo. Un vincente non sceglie una competizione su cui puntare, le affronta tutte. Ed è questo che in fondo scoccia di più Ancelotti. L’aver dovuto abbandonare subito la corsa scudetto credendo invece di dare maggior fastidio alla Juventus. O l’essere usciti dalla Coppa Italia dopo una brutta prestazione contro il Milan ai quarti.
E ora, da mesi ormai, tutto è concentrato sull’Europa League, ben consapevole che da come andrà il cammino europeo si darà un voto alla sua prima stagione in azzurro. Un giudizio in sospeso che oscilla tra il positivo e il negativo, con l’ombra del fallimento che aleggia sulla sua testa. Forse è per questo che non gli aggrada come i suoi si stanno avvicinando al match dell’Emirates. Già in un articolo precedente scrissi che l’obiettivo primario del Napoli di Ancelotti deve essere quello della crescita in mentalità. Caratteristica questa di cui è priva la squadra. Una mancanza che dipende dall’assenza in rosa di giocatori che di titoli importanti non ne hanno vinti, una mancanza che li porta a non riuscire a tenere la giusta concentrazione e tensione agonistica su più fronti, non essendo abituati. Del resto lo si è visto anche lo scorso anno con Sarri, quando siglato il famoso patto scudetto tutto il resto fu abbandonato, snobbando Champions, Europa League e Coppa Italia. Ma l’all in su un'unica competizione non fu una scelta vincente: e come spesso usiamo dire a Napoli perdemmo “Filippo e o’ panaro”. Ovvero, nello scegliere una sola cosa senza riuscirla ad ottenere, tutte le altre possibilità per averla sono nel frattempo sparite.
E ora si rischia nuovamente di restare a mani vuote, se contro l’Arsenal non il Napoli non torna a fare il Napoli.
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