"Siamo nani sulle spalle di giganti", diceva Bernardo di Chartres. Già dall'alba dei tempi è insito in noi quel bisogno di vedere ciò che è antico come migliore, più grande, più imponente, come irraggiungibile. Il tempo scalfisce la grandezza di alcuni uomini e alcune gesta nell’immaginario collettivo forse più di quanto sia giusto. Si arriva poi automaticamente a sminuire quanto invece si ponga davanti a noi nel presente.
E così nel pallone, la stessa cosa, giudichiamo quanto di meglio vediamo oggi sempre un gradino sotto ai migliori del passato. Forse perché gli esperti di calcio di oggi sono quelli che sono cresciuti con altri idoli, altre leggende. Sono quelli che da ragazzi si sono emozionati con i protagonisti di un’altra generazione, la quale forse viene definita ingiustamente superiore a quella di adesso.
Va da sé che quando parlo con amici o parenti che hanno qualche anno più di me ascolto sempre i soliti cliché: “Messi, sì, un fenomeno… ma te non hai visto Maradona”, “il Ronaldo vero era un altro… il fenomeno”.
Quante volte le avete sentite queste frasi? O magari le avete dette?! E qualche anno fa, quando in un Svezia-Germania vedo quel gol pazzesco di Ibra che resta il gol più bello che abbia mai visto, e faccio al mio vecchio: “Guarda che cosa si è inventato questo!”, lui mi fa: “Eh ma quello di Van Basten…”.
Ma andiamo dai. Io l’ho visto il gol del ‘tuo’ Van Basten, per carità, bellissimo, ma con questo non c’è paragone. Questo ha impattato il pallone a tre metri di altezza con un’acrobazia da tre quarti campo. Ma vallo a convincere.
Per lo stesso principio due anni fa la UEFA sancisce che il Milan di Sacchi è la squadra più forte di sempre, un calcio innovativo e totale. Forse alla UEFA erano troppo giovani per apprezzare l’Olanda di Cruijff o troppo vecchi per esaltarsi allo stesso modo con il Barcellona di Guardiola. Non è innovazione quella? Sì, c’è sicuramente una ripresa di uno stile precedente, ma si tratta di una sublimazione di quello stile con l’aggiunta di velocità e verticalità mai visti prima. Per questo io dico: “Siamo sulle spalle di giganti sì, ma non siamo nani”.
In cosa due come Messi e Ronaldo possono invidiare Maradona, Ronaldo il Fenomeno, Pelé, Platini, Zico o chi altro vogliate?
Qui abbiamo a che fare con due mostri che stanno facendo la storia di questo sport come nessun altro prima d’ora, non solo con il loro talento, ma con la loro professionalità e con la loro voglia di vincere.
Passeranno anni e anni prima che ne vedremo altri come loro. Magari invece no, ma a quel punto sarò io a non voler sentir ragioni e a considerare la mia generazione come la migliore in assoluto.
Quindi si dica che ho vissuto al tempo di Ibra, Buffon,Totti e Ronaldinho.
Si dica che ho vissuto… al tempo di Messi e CR7.
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