Ripetiamo tutti insieme: Roma-Real è solo calcio d'agosto. Ma... nel bene e nel male, dalla partita di ieri sera si può trarre più di qualche spunto. Cominciamo dalle note positive.

Pau Lopez, per ora, sembra una garanzia. Non solo perché ha piedi che metà della squadra pagherebbe qualche anno di stipendio per avere, ma soprattutto perché tra i pali dà la sensazione di essere sempre ben piazzato. Magari non tira fuori la parata spettacolare, e probabilmente non ha la tecnica più pulita della Serie A, ma in almeno due occasioni ieri sera ha chiuso la porta come non si vedeva fare dai tempi di Alisson.
Per non dilungarmi troppo sui singoli, faccio solo qualche altro nome sparso. Il primo è, ovviamente, Nicolò Zaniolo.
Ieri sera da applausi a scena aperta: strappi, fisico, piedi, un assist alla Totti, ma anche sacrificio, soprattutto nel pressing. Se sta così, è fondamentale.
Una menzione per Under: come attacca lui, non attacca nessuno. Quando prende velocità in campo aperto è una gioia per gli occhi. Sfortunato sulla traversa, deve comunque (ri)trovare il feeling con il gol. E possibilmente esercitarsi con il destro. Bene anche Cristante, Pellegrini e Spinazzola, che più lo vedo e più mi convinco sia un grande colpo. 

In generale, ieri sera si è tornati a vedere qualcosa che all'Olimpico non si vedeva da tanto, troppo tempo. Un'idea di gioco, per quanto ancora da migliorare nei particolari che però fanno la differenza. La mano di Fonseca sulla squadra si vede eccome: costruzione dal basso, pressing, imbucate, esterni alti che entrano nel campo e aiutano la punta, terzini costantemente sulla trequarti, difesa alta. Per lunghi tratti della partita la Roma ha dominato il Real Madrid. Letteralmente dominato. Ma ripetiamo insieme: è solo calcio d'agosto.

Se lo è nelle note positive, però, deve esserlo anche in quelle negative. Che ci sono, sono tante, e vanno sistemate al più presto.
Sorvolerò sui singoli. Che Kluivert sia ancora un ectoplasma e Schick uno dei più grossi misteri della storia giallorossa (forse anche più di Iturbe) è palese. Passiamo oltre. Il principale problema della Roma continua a essere la fase difensiva. Non nel suo funzionamento, ma nelle caratteristiche dei singoli. Tolto Kolarov, nessuno tra Fazio, Jesus e Florenzi sembra essere davvero adatto alla difesa alta e all'impostazione da dietro. Fazio fa piuttosto bene la seconda, ma quando si tratta di alzarsi verso il centrocampo mette in mostra tutte le sue lacune. La sensazione è che nella difesa di Fonseca possa andare bene solo se affiancato da un compagno di cui possa fidarsi totalmente. Quindi non Juan Jesus, che ci mette la buona volontà, ma non può fare il titolare. Così come al momento non può farlo Mancini, lasciato in panchina. Di Florenzi ho già parlato. Alla Roma manca un terzino destro. Cosa fare dell'attuale capitano resta un grosso problema.

Alla Roma manca anche un esterno alto titolare che la butti dentro come El Shaarawy lo scorso anno. Che non può essere Florenzi. Mi auguro che a Trigoria la pensino allo stesso modo. Ma soprattutto, alla Roma manca un grande centravanti. Chi ha visto la partita ieri sera ha avuto l'ennesima dimostrazione dell'importanza di Edin Dzeko. Della sua capacità di essere insieme regista e centravanti, di giocare con la squadra e per la squadra, di prendere ogni lancio e far salire gli esterni, di abbassarsi e suggerire per gli inserimenti dalle fasce, di fare sponda in area e buttarla dentro. Sta giocando così perché vuole dimostrare al suo prossimo allenatore di essere proprio quello che serve per il suo attacco.
La sensazione è che lo raggiungerà, e che i (pochi, checché ne dica la stampa) fischi di ieri sera si trasformeranno in amari rimpianti. Specialmente nel momento in cui dovesse arrivare un calciatore con una qualsiasi delle sue tante qualità in meno. E mi viene in mente soprattutto Icardi: uno per cui la Roma dovrebbe cambiare non poco il proprio gioco, a meno di quindici giorni dall'inizio del campionato. 

La sensazione generale che ho ricavato dalla partita di ieri sera è che la Roma del campionato non possa essere questa. Nessuna squadra in Italia gioca come il Real Madrid. Nessuna squadra in Italia attacca in quel modo e lascia quegli spazi dietro. Il rischio che il pressing alto e la costruzione dal basso si infrangano contro squadre che si appiattiscono nella loro metà campo c'è, e non va sottovalutato.
Ma ci sono anche i presupposti per tornare a vedere qualcosa che si avvicini a una squadra di calcio piuttosto che a un'accozzaglia di improvvisati.