Quando ieri ho assistito, in senso manzoniano, percosso e attonito, allo slalom del fantastico georgiano del Napoli, espressione di arte e poesia calcistica, di armonia di movimento accompagnata da variazioni in tema paganiniano, ma anche di eleganza e potenza del tiro fulminante finale di cui il portiere ha sentito solo l'aria, mi è venuta in mente la grazia, ma anche la totale fisicità, del nostro ballerino di fama mondiale Roberto Bolle. Oppure la elegante e potente scivolata di Gustav Thoeni tra i paletti di uno slalom speciale. E la prodezza di Kvaratskehlia mi è subito apparsa come una di quelle sequenze calcistiche indimenticabili, tanto per citarne due nel mio Milan, il coast to coast dinamico di Weah, e la magia balistica di Savicevic.
E immediatamente mi sono rapportato alla telenovela stucchevole del rinnovo di contratto, perché dura da mesi del campione di casa nostra, che gioca nello stesso identico ruolo del georgiano. L'uno animato da una continuità di guerriero d'assalto pure nelle giornate negative e l'altro da una impalpabilita' discontinua e irritante solo a sprazzi squarciata da lampi di classe di grazia e potenza paragonabili alle qualità del georgiano.
E quindi la domanda che sorge, come si suol dire, spontanea, è la seguente: è giusto, dopo aver visto cosa sa fare Kvava e cosa sa fare Leao, dare al portoghese tutti i soldi che chiede? E la domanda in subordine è la seguente: è Leao un campione così decisivo e continuo rendimento per avanzare la proposta finalmente formulata dal suo entourage, come leggo oggi sulla Rosea?
La risposta è NO, NO, NO.
Tre no per i seguenti motivi.
Il primo perché il Milan ha dimostrato di avere una coerenza nei casi simili di giocatori che per i più vari motivi, tutti rispettabili, hanno comunque deciso di andarsene quando noi ne avevamo uno che si è abbassato l'ingaggio per rimanere.
Il secondo è che una Società, anche se il mondo del calcio è così, deve mostrare una fermezza temporale nel condurre una trattativa tra il sì e il no e non continuare con una serie sfinente di ni.
Il terzo, per me forse quello più importante, è che Leao è oggi un progetto di campione come finalmente ho letto oggi sulla Rosea e come ho sempre pensato. Tra essere un progetto di campione e un campione ci vuole la feroce volontà di un Ibra per diventarlo. E per me Leao non ce l'ha, oppure solo mostrata a sprazzi.
Quindi ecco il terzo No.
Mi auguro davvero che i milioni che arrivano dalla Champions non vengano investiti per concludere un contratto multimilionario con un progetto di un grande campione, questo sì, perché Leao lo è, ma che oggi rappresenta, per il Milan di oggi, una assurdità economica e di rischio da non correre.
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