Devo confessare che ho riflettuto a lungo, sull'opportunità di scrivere questo articolo. Troppo facile non condividerne il contenuto, anche riuscendo ad esprimersi nel modo migliore. Certi argomenti sono difficili da affrontare, troppo complessi e troppo distanti da quel calcio giocato, che tanto ci appassiona. Per quanto siano noti è preferibile evitarli, sono  quotidianamente sotto i nostri occhi, ma si evita ogni commento. Il motivo, è semplice da spiegare, esprimere opinioni negative, o peggio, mettersi a criticare scelte e decisioni che vengono prese da chi comanda, spesso senza alcun rispetto sia di quel "sistema" ancora troppo arretrato, nonostante enormi potenzialità a disposizione, sia di quel pubblico, che ne decreta l'indiscusso successo, elevando il Calcio quale Sport leader mondiale, ha lo stesso effetto che parlare male di se stessi, cosa comunque sgradevole al punto di preferire  tacere.

Allora ho scelto di lanciare questa accusa, nel giorno più bello, poichè è di ieri la notizia che tutto il calcio italiano può tornare in campo. Il Governo ha dato il via libero al documento "Indicazioni generali per la ripresa delle attività del calcio dilettantistico e giovanile" predisposto dalla Figc: si pongono le basi per la ripresa di tutti i campionati e i tornei. La mia accusa è rivolta ad uno sport che fattura centinaia di milioni e assicura tantissimi posti di lavoro. Molte Società sono quotate in borsa e tramite tutto un indotto, trasforma questo "intrattenimento", in una delle Aziende più importanti del nostro paese, collocandosi al quinto posto. Non possono passare inosservate tutte quelle lacune che rendono meno organizzato e funzionale di quello che dovrebbe essere e che all'estero, riescono a fare                La lista degli argomenti da trattare sarebbe talmente lunga che riassumerli in un unico articolo sarebbe impossibile, allora provo ad evidenziarne solo i più attuali ed evidenti.

La gestione del Covid 19, gli stadi, i diritti televisivi, per concludere con i settori giovanili, avendo già molto da scrivere e lasciando molto altro in sospeso. Fare perennemente come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia, non è certamente una soluzione logica e può anche portare ad una crisi totale, con la conseguenza che quei cambiamenti che vengono chiesti a gran voce da anni e regolarmente rinviati, quando finalmente  saranno attuati, sarà sempre con troppo ritardo. Dispiace maggiormente dover constatare che questa inaspettata tragedia, la pandemia, poteva essere l'occasione per sistemare alcune o molte di quelle cose che non funzionano. Il "CALCIO" non ha voluto e saputo coglierne le indicazioni e il Governo, come sempre, non ha voluto interferire.

Se finire il Campionato di calcio, unica disciplina sportiva nazionale a riuscirci, aveva esclusivamente esigenze economiche che, per quanto comprensibili, poco o nulla si sono adattate al contesto nazionale, fissare una data di ripresa, ancora in assenza di pubblico, rafforza quel distacco fra lo sport più amato e la vita quotidiana. Per quanto io possa adorare il calcio, è una situazione che stona con il momento che sta attraversando la nazione e meriterebbe almeno una riflessione. Anche all'estero il calcio e i calciatori sono tenuti in grande considerazione e le cifre che vengono comunicate per gli acquisti, per quanto gonfiate per bilanci sempre più a rischio, poco si adattano alla difficoltà del momento economico mondiale, ma solo quando si sarà usciti da quella che oggi è una "fase precauzionale", si potrà tornare a parlare di sport e programmi, ma se si ha il terrore che il peggio non sia alle spalle, a mio parere, sarebbe opportuno fermarsi, come fossimo in tempo di guerra, concentrando ogni risorsa al superamento definitivo del problema.  Affrontato in modo unitario, senza possibilità che ogni paese europeo agisca a propria discrezione. In Germania ad esempio, si tornerà regolarmente allo stadio, ma non i tifosi della squadra ospite, al fine di evitare gli spostamenti. Mantenere il distanziamento, in stadi molto grandi, non è certamente un problema. La tecnologia è già venuta in aiuto, con monitor che misurano la temperatura a distanza, probabilmente bisognerà arrivare al giorno che saremo tutti "sotto osservazione", o in alternativa, vaccinati, ma in attesa di ciò bisogna organizzare la ripresa, senza allarmismi, ma anche senza attendere gli eventi.  La prima occasione persa è stata quella di fissare un "monte ingaggi", proporzionale alle entrate di ogni Società, oppure a valutare maggiormente i contratti a quota fissa, con l'inserimento di incentivi, sia singoli che di squadra. La pandemia ha obbligato tutte le Società a trattare con i propri tesserati, per ridurre le spese, un'opportunità unica per poter ripartire con regole chiare e trasparenti, garantendo quello spettacolo che serve per essere attrattivi, cercando di accorciare quel distacco con altri campionati europei, Inghilterra, Spagna e Germania. Il loro successo è stato pianificato, ottimizzando le entrate economiche, riuscendo a garantire l'esigenza di spettacolo, che il pubblico chiede e pretende, attraverso la ricerca di competitività.

STADI - Che ci siano delle regole edilizie e che vadano rispettate, questo è giustissimo, ma non bisogna dimenticare che il nostro stato in troppe occasioni ha sorvolato su cose ben più gravi e non si è certo distinto per l'attenzione quando veri "mostri di cemento" deturpavano paesaggi naturali che meritavano ben altra attenzione. Costruire stadi nuovi, più funzionali e confortevoli è un passaggio obbligato. Non è sufficiente garantire a parole che le procedure siano più snelle quando le opportunità per bloccare la posa della prima pietra sono infinite e a disposizione di tutti. Se si vuole essere attrattivi, gli investitori, specialmente esteri, ci sono  e con essi un rilancio economico, fondamentale specialmente in questo momento. Abbiamo gli stadi più vecchi e scomodi d'Europa, c'è l'esigenza di ammodernare delle strutture che non sono al passo con i tempi. Roma, Milano e Firenze sono pronte, dare il via ai lavori, snellire le procedure, mantenendo alta l'attenzione per le aree verdi, è il primo ed urgente dei segnali da dare.

DIRITTI TELEVISIVI - Nella vita moderna le televisioni occupano ruoli determinanti. Il flusso di denaro che gestiscono è immenso. Ecco perchè è giusto che riconoscano quanto il calcio, specialmente in Italia, venga seguito e quindi diano alle squadre somme economiche consone alle loro esigenze e non al ribasso, come fatto in questo decennio, specialmente rispetto a quanto elargito in Inghilterra e Spagna. Ma allo stesso tempo non si può accettare che la "pirateria" ne tragga vantaggio senza reali ostacoli. Leggi chiare, semplici ed efficaci, poichè è giusto pretendere il massimo, soldi che servono a "tutto il movimento", ma bisogna anche garantire che non ci siano scorciatoie per i "soliti furbetti". Un ultima considerazione, non tutti possono permettersi l'abbonamento per vedere il calcio e poichè in Italia è obbligatorio pagare il canone televisivo, trasmettere una partita del Campionato di serie A, dando visibilità a tutte le squadre, non sarebbe troppo impegnativo economicamente, promozionale per lo Sport Nazionale, oltre che un segnale di attenzione da parte di una classe Politica facile alle promesse, ma sempre in difficoltà nel realizzarle. La soluzione migliore sarebbe la gestione diretta dei diritti televisivi, in tal modo, non verrebbero disperse risorse economiche, ma non è di facile attuazione e si potrebbe rischiare di fare più danni.

SETTORI GIOVANILI - Ma il vero guaio italiano è il calcio giovanile, che meriterebbe ben più attenzione. Poche strutture, spesso obsolete e una cultura sportiva da medioevo a cui bisogna aggiungere la riduzione delle natalità e l'immigrazione con molti ragazzini provenienti dal continente Africano, privi di documenti e sfruttati raggirando la data di nascita. Un discorso molto complesso, che vale anche per la scuola con sempre meno iscritti. Anche fisicamente stiamo cedendo il passo poichè molte nascite sono in età più avanzata, con bambini che si muovono meno rispetto al passato, crescendo più al chiuso che all'aria aperta. I figli sono il futuro di una Nazione, questo non andrebbe mai dimenticato, viceversa assistiamo impotenti a scelte "imbarazzanti" che porteranno lo Sport ad essere un lusso, poichè sia la scuola, che le società sportive, non hanno saputo aggiornarsi, prendere esempio da altre nazioni e quindi investire sui nostri "piccoli atleti". Quando a fine anni novanta mi sono avvicinato al calcio, allenando nei settori giovanili, la prima cosa che ho fatto è stata quella sia di studiare, ma specialmente di sapermi proporre come educatore. Una cosa che dovrebbe essere scontata, ma non è così. Constatare che il calcio era molti anni indietro ad altre discipline mi è stato facile. Quanto impegno e quante battaglie ho portato avanti nell'interesse dei "miei" ragazzi. Se pensate che un piccolo calciatore che milita nei giovanissimi, fa due o al massimo tre allenamenti alla settimana, spesso in tardo pomeriggio, quando è già buio, mentre i suoi coetanei che praticano nuoto, atletica, pallavolo o altro, si allenano almeno cinque volte la settimana è facile capire perchè la qualità si stia notevolmente riducendo. Quante sono le Società di Calcio che usufruiscono delle quote versate per i ragazzi per coprire le spese della prima squadra che milita in campionati dilettantistici ? Tante, aggiungerei troppe, oltretutto consapevoli che il più delle volte, nessuno dei loro giovani atleti arriverà ad indossare la maglia della prima squadra.               

Servono preparatori atletici, fisioterapisti e medici, sono costi, ma sono indispensabili se si vuole pianificare nel modo migliore la crescita di un piccolo atleta. La FIGC, la Federazione, Italiana, Giuoco, Calcio, ha fatto notevoli passi avanti per migliorare la qualità degli allenatori, ma serve una visione totalmente diversa dall'attuale. I bambini e le bambine devono essere il centro del progetto, avvicinandoli a molte discipline sportive, mettendoli in condizione di poter provare e scegliere quello che più piace. A mio giudizio la scuola e lo sport dovrebbero essere un tutt'uno, tornando a quel concetto tanto caro ai latini : "Mens sana in corpore sano". Ci sarebbe molto da fare, investire sui giovani, sullo sport e sulla scuola per garantire un futuro migliore. Quando ero piccolo, non era necessario pensare a queste cose, si giocava in strada tutto il giorno, si correva, si cadeva e ci si sapeva rialzare, era la vita e ci preparavamo ad affrontarla, certamente molto meno preoccupati dei bambini di oggi.