Il pareggio di Cagliari ha, come spesso accade, diviso il popolo azzurro: c’è chi critica la mancanza di mentalità e chi invece sottolinea la situazione d’emergenza della squadra partenopea
“Ora o mai più”. È la frase che ha preso a circolare pochi minuti dopo la sconfitta dell’Inter in casa col Sassuolo e nelle ore che ha preceduto il match del Napoli a Cagliari.
A quanto pare, è già stato deciso che ambizioni tricolore i partenopei non ne potranno più avere. Quale forza oscura impedirà agli azzurri di provare a competere per lo scudetto al di là del 2022 non è dato saperlo. Forse pochi ricordano che nell’era De Laurentiis spesso il Napoli s’è trovato a lottare per la prima posizione in maniera inaspettata. È successo con Walter Mazzarri, quando provò a tenere testa al Milan di Allegri prima e alla Juventus di Conte poi; è accaduto al primo anno di Maurizio Sarri, ancora nel duello con i bianconeri. E ora sta avvenendo con Luciano Spalletti. L’unica volta in cui gli azzurri sono partiti con tutti i favori del pronostico, è stato nell’ultimo anno del triennio sarrista. E tutti sanno come è andata a finire.
La brutta prestazione di Cagliari è stata figlia della combinazione delle energie spese a Barcellona in Europa League e dell’incisività delle assenze. A volte il Napoli è riuscito ad ovviare alla mancanza di giocatori importanti, come a Milano contro i rossoneri o a Torino contro la Juventus; a volte no, come accaduto con Empoli e Spezia. Senonché, se prima c’era una maggiore giustificazione delle sconfitte inaspettate - considerata la situazione emergenziale -, ora il passo falso in Sardegna ha suscitato più critiche, adducendo alla mancanza di mentalità nel compiere il definitivo salto di qualità.
Diverse le assenze per Spalletti nella trasferta sarda: Lobotka, Anguissa, Politano, Lozano e Insigne. Più le condizioni non ottimali di Fabian e Osimhen e l’infortunio di Di Lorenzo nel corso della gara. Una situazione questa che ha accompagnato il Napoli per quasi tutta la stagione, fino ad ora. Non è un caso che gli azzurri siano passati da una media di 3 punti a partita nelle prime 8 giornate ad una di 1,6 nelle ultime 18. Eppure, nonostante il trend, gli infortuni, il Covid e la Coppa d’Africa, i partenopei sono ancora lì. È proprio questo a generare malcontento nell’ambiente azzurro: il non approfittare delle occasioni quando si presentano, viste le tante situazioni avverse affrontate.
Cosa peraltro già accaduta in passato.
Più che altro, il rimorso deve essere l’aver affrontato buona parte della stagione, nei momenti chiave, con la rosa non al completo.
Come accadrà nel momento clou, dove il Napoli si giocherà contro Barcellona, Lazio e Milan il percorso europeo e in campionato. In un continuo saliscendi di emozioni e cambiamenti di obiettivi. Perché se da un lato gli azzurri sono ancora in lotta per lo scudetto, dall’altro non è ancora sicuro di aver un posto nella prossima Champions League.
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