Inter-Psv, uno a uno e tanti saluti alle stelle. Un finale da Inter che molti tifosi, quelli almeno più esperti, avevano già preso in considerazione. Dalla partita di ritorno contro il Tottenham si è rotto qualcosa, quella magia e spensieratezza con la quale si erano giocate le partite precedenti sono venute meno e, seppur pronosticabile, arrivare terzi nel girone a pari punti con gli Spurs lascia più rimpianti che gioie per il buon cammino europeo.
Si poteva fare di più? Forse si. Ma pareggiare contro il Barca e vincere contro il Tottenham non è già di per sè fare di più? Fare più del previsto o, almeno, del pronosticabile? Ma si sa, i tifosi sono passionali, e poco importa quelle che erano le previsioni i calcoli e le statistiche: la partita con il PSV andava vinta. Ed ora? Ora si mette sul banco degli imputati Spalletti, da condottiero a limite per la squadra. Il calcio vive di estremi e la verità non risiede mai nel mezzo. Ed è così che, con il montare della notte sulla società e sui tifosi, il Profeta di Setubal spunta dal monte ad irradiare le speranze di una parte della tifoseria. Ma sarebbe davvero una buona idea per lui e per l'Inter?
Per chi ha seguito ogni minuto di Mourinho all'Inter, in quei favolosi brevi ma intensi due anni, non può riconoscerlo nelle immagini di lui in versione United. Vero, il tempo passa per tutti, ma per il manager portoghese, che ha fatto della verve in campo e fuori il suo "core business", sembra svanito. Questo suo stato, questo suo sembrare in balia degli eventi, non lascia presagire nulla di buono. Dopo il Triplete ha collezionato alti e bassi tra Real Chelsea e United e, soprattutto nell'ultima esperienza, il confronto con il rivale storico Guardiola, impegnato a dominare la Premier sull'altra sponda di Manchester, sembra impietoso.
Tornare a casa, nella sua amata Inter, potrebbe essere un rischio, nelle due accezioni del termine: il rischio di tornare a dominare, con una società fuori dal FPF e pronta a costruirgli una squadra competitiva oppure il rischio di fallire, inquinare l'immagine gloriosa legata al popolo nerazzurro e concedere il fianco a stampa e tifosi avversari che da quella notte di maggio di otto anni fa non vedono l'ora di aspettare il passo falso.
Pesando pro e contro è facile augurarsi che il tutto resti un sogno di una notte di mezz'inverno, e che Spalletti porti la squadra a competere fino alla fine con il Napoli di Ancelotti per il secondo posto in campionato e verso le fasi finali dell'Europa League.
Se così non fosse allora sarebbe anche il caso che la società valuti se proseguire con l'allenatore di Certaldo o virare su un altro profilo, ma fino ad allora sarebbe meglio lasciare la storia ed i loro protagonisti al giusto posto: tra il cuore e la mente.
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