Sliding doors. Un modo garbato nel giornalismo sportivo di questi tempi per definire quando un giocatore o un operatore del settore sia giunto al capolinea della sua avventura per far spazio ad un altro collega, ad un'altra risorsa ritenuta dal managment più idonea per la causa in questione. Sliding doors... queste porte scorrevoli che 6 estati fa avevano aperto le porte del mondo Milan a Riccardo Montolivo quando elementi del calibro di Ambrosini e Gattuso erano giunti al tramonto della loro gloriosa storia con il Diavolo.
Era il Milan targato Massimiliano Allegri, l'uomo che aveva deciso di svecchiare l'impianto storico dei rossoneri e aveva trovato in alcuni 'ragazzotti' l'ispirazione per un cambio di rotta e un nuovo ciclo. Dopo sette anni alla Fiorentina per Montolivo era giunto il momento di cambiare, in quell'ambiente che tutto d'un tratto era diventato ostile per via del non rinnovo con la società gigliata.
L'offerta del Milan era di quelle irrinunciabili per dare slancio alla propria carriera e per togliersi di dosso una volta per tutte l'etichetta di giocatore 'potenzialmente fortissimo' ma senza quella personalità per stare nella cerchia dei top players. Prima stagione di 'ambientamento, poi la seconda grande occasione. Il ritiro di Ambrosini lascia vacante la pesante fascia di capitano. Lo spogliatoio lo elegge capo branco e la carta d'identità dice 28 anni (siamo nell'estate 2013), ovvero il massimo della forma fisica per un atleta.
Quattro lunghi anni, due lunghi infortuni vero, ma anche più di cento presenze nelle quali i tifosi del Milan avrebbero preteso di più da lui. Era un Milan con mille difficoltà, ma spesso in queste difficoltà il capitano ne è stato inghiottito senza un lampo d'orgoglio tipico di chi deve essere leader, seppur silenzioso.
Così l'avvento improvviso della figura e della personalità di Bonucci divenne solo il pretesto per limitare l'ex centrocampista viola a semplice elemento della rosa. Un ruolo che Montolivo accetta con dedizione alla causa, ma anche qui, senza quella fame di chi fosse realmente toccato nel proprio orgoglio e nel proprio ruolo.
La non convocazione alla tournée americana ha decretato la parola fine per un capitano mai entrato nelle sfere di gradimento dei tifosi, calando definitivamente il sipario su un giocatore che ha reso meno di quanto madre natura gli ha fornito e di quanto gli addetti ai lavori gli hanno concesso nel corso della sua carriera.
Ci sono stati giocatori silurati per molto meno nella storia del calcio nostrano e, come i tifosi del Milan sono stati molto (a volte troppo) severi nei suoi confronti, credo che ora per Montolivo sia arrivato il momento di essere un po' più severo con sé stesso per il proseguo della sua carriera lontano dai campi di Milanello.
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