Ci sono 166 "inglesi", 85 "spagnoli", 80 "tedeschi" e 70 "italiani", potrebbe sembrare l'inizio di una barzelletta e invece non è così, al contrario sono numeri che potrebbero certificare per certi versi il decadimento del calcio italiano. Ci sono poi da considerare altre variabili, ad esempio il fatto che al Mondiale non ci sia la nostra di nazionale, che può essere un'aggravante o un elemento di giustificazione per un numero così basso. C'è poi da dire anche che per determinare i convocati si tiene conto di innumerevoli variabili, tra cui l'adattamento al modulo, l'affiatamento di un gruppo già costituito e degli infortuni che hanno impedito a gente come Maignan e Pogba di popolare il magro gruppetto di calciatori che militano in Serie A e che sono partiti per il Qatar.
LE FAVORITE E LA SERIE A - Volendo poi fare un ulteriore analisi, potremmo osservare quanti "italiani" sono stati convocati nelle squadre che guardando le quote dei bookmakers sono date per favorite. Nell'ordine: Brasile, Argentina, Francia, Inghilterra, Spagna e Germania. I verdeoro portano in Qatar i tre juventini Danilo, Sandro e Bremer. Più nutrito il gruppo di argentini: Da Lautaro fino a Correa, passando per Di Maria, sono sei in tutto. La Francia ne porta tre, Inghilterra, Spagna e Germania nessuno, nonostante le varie esclusioni di Tomori, Abraham, Gosens e Brahim Diaz abbiano fatto un po' discutere. Le Nazionali che porteranno più calciatori che calcano abitualmente i nostri campi da calcio saranno Serbia e Polonia, trainate rispettivamente da Milinkovic-Savic e Milik, decisamente troppo poco.
Pur volendo considerare questa come una semplice coincidenza, resta da riflettere sul fatto che -ad eccezione del recente Europeo- la nostra Nazionale non si è qualificata per due edizioni consecutive ai Mondiali, con gioie internazionali che latitano anche a livello di club. A mio avviso occorre agire per evitare di diventare la MLS europea in cui calciatori finiti ai margini di club stranieri vengono a cercare una seconda giovinezza in un campionato meno competitivo che gli permette di fare ancora la differenza. La ricetta dei giovani del vivaio e delle idee sembra essere conosciuta da tutti in teoria, ma applicata da pochi: riuscirà il calcio italiano ad adeguarsi o dovremo aspettare un terzo Mondiale senza l'Italia e gli italiani?
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