Avete presente quelle strane giornate romane in cui il cielo azzurro di colpo viene minacciato da nuvoloni neri? Non puoi fare previsioni, nel giro di pochi minuti può scatenarsi un nubifragio o magicamente quelle nubi andranno a scaricare furore sui “Castelli Romani” e neanche una stilla d'acqua bacerà il Cupolone.
Questo è quello che sta vivendo il popolo giallorosso in questa stagione, il cielo cominciò a rabbuiarsi il 22 giugno 2017 con la vendita di Salah per proseguire con le altre sanguinose cessioni, gli acquisti da subito non convinsero i tifosi ma il "vento nuovo" che di nome faceva Eusebio, spazzò il cielo portando il sereno, e che sereno! Ottavi di Champions e terzo posto virtuale in campionato ma anche il vento più impetuoso è destinato a calare di intensità e pian piano riecco i nuvoloni.
Ormai è chiaro a tutti, anche ai più ferventi monchisti, che il mercato estivo è stato "lievemente deficitario". La squadra titolare è sempre stata quella dello scorso anno perché Moreno non vale un dito di Rudiger, Gonalons non vale un piede di Paredes mentre Shick e Defrel non fanno un Salah semplicemente perché hanno un ruolo differente, e adesso che si fa? Si corre ai ripari? Certo ma mettendo tutti sul piede di partenza, qualcuno dirà "quello era rotto, quell'altro era vecchio", "bisogna rispettare il fair play finanziario" ma la realtà è che non esiste alcun bisogno di vendere a gennaio per rispettare i parametri perché con la qualificazione in Champions e il passaggio agli ottavi la situazione è molto migliorata rispetto allo scorso anno. E allora perché questo smantellamento?
Forse si vuole monetizzare perché ormai l'obiettivo stadio è stato raggiunto e il prossimo passo sarà la vendita in blocco della AS Roma e tutta la sua cubatura edilizia? O forse perché Monchi non vede "sua" questa squadra in quanto figlia di Sabatini?
All'inizio parlava di puntellare una squadra forte confermando i big e facendo scelte condivise, ed è questo che chiamo Monchicrazia. Ora invece, come Nerone, brucia Roma per ricostruire, nel mentre un Di Francesco spaurito dice "ci sono situazioni in cui l'allenatore non può mettere becco", e questo io lo chiamo Monchismo perché il lavoro di chi ti ha preceduto va rispettato, semmai migliorato considerando che non era malaccio e soprattutto certe cessioni vanno decise anche con l'allenatore, altro che non metter becco!
Una considerazione finale, il calcio italiano a differenza di quello spagnolo è molto tattico e i due colpi alla Monchi ossia Moreno e Under sono due prospetti tatticamente anarchici, mi auguro che non finisca come il suo predecessore iberico Luis Enrique, che arrivò con Tiki-Taka e difesa allegra ma andò via "rubando" difesa di ferro e contropiede, italiche tradizioni con cui vinse tutto.
Monchicrazia o Monchismo? Nubifragio o splendida giornata? Nel dubbio i tifosi giallorossi scrutano il meteo di Trigoria sperando che riprenda vigore Eusebio ovvero il "vento nuovo".
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