Da sempre la storia è scritta dai vincitori: ieri sera, dunque, tutti dalla parte di Allegri, da Caressa a Buffon, da Capello alla D'Amico.
D'altronde vincere è la finalità ultima dello sport professionista e in questo senso Allegri è inattaccabile.
Sarebbe un errore, però, limitarsi a questa considerazione. Lo sport, nella cultura di massa, sconfina spesso nell'epica, rendendo alcune gesta vincenti e altre... leggendarie. Figure come quella di John McEnroe, di Ayrton Senna, di Diego Armando Maradona, di Johann Crujff, di Alberto Tomba, di Michael Jordan, di Muhammad Alì acquisiscono una luce diversa rispetto alla parabola sportiva di altri campioni che, magari anche più di loro, hanno costellato le rispettive carriere di grandi numeri e di trionfi.
Vi è dunque una sensibilità collettiva che non si alimenta ed accresce con la freddezza dei numeri: a nessun interista verrà in mente di considerare la migliore Inter della storia quella del record di punti di Mancini, così come per nessuno juventino lo sarà la terza Juventus di Conte e per nessun romanista la prima Roma di Garcia.
Per questo, anche stamane, anche di fronte ad una meravigliosa serata di grande calcio, noi critici in buona fede di Massimiliano Allegri siamo addirittura confortati nelle nostre perplessità. È possibile, ci chiediamo, che le più indimenticabili prestazioni della Juventus in Europa vengano sempre dalla necessità disperata di ribaltare un risultato negativo all'andata? Siamo sicuri che Monaco col Bayern, Londra col Tottenham, Madrid col Real e ora il ritorno con l'Atletico non siano dimostrazione di un limite... più che di una forza? Perché in condizioni di tranquillità la Juventus di Allegri esprime spesso un gioco pigro e inconcludente, sciogliendosi nell'impotenza alla prima difficoltà? Posto di fronte alla domanda da Paolo Condò, ovvero come mai le grandi imprese della Juve di Allegri nascano spesso dalla necessità di rimediare a risultati molto sfavorevoli, il tecnico livornese ha risposto un po' infastidito che "dicendo così o Allegri sbaglia tutto all'andata o Allegri indovina tutto al ritorno".
In sottofondo Condò ha chiosato "forse tutte e due le cose". La Juventus europea di Allegri, che ieri ha dimostrato di avere atleti di grandissimo livello e tante potenzialità inespresse, assomiglia molto a quello studente molto intelligente, che fa fatica ad applicarsi, arrivando a studiare adeguatamente solo per l'ultimo compito in classe, quando il rischio di essere rimandati a settembre è più che concreto.
In conclusione, caro Mister, su queste acciughine mettiamoci sempre un po' di sale, di limone oppure facciamone una bella frittura. Il pesce povero, senza idee e coraggio, rimane sempre povero. Perchè se un fenomeno non avesse trasformato in rete un cross qualunque a difesa schierata, saltando una buona spanna più in alto di un certo Godin, il piatto avrebbe pianto pure alla mensa odierna.
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