Un vecchio adagio dice che ognuno nella vita ha quello che si merita. E allora in un Paese come il nostro che parla di calcio 24 ore al giorno, c'è da domandarsi se davvero siamo arrivati ad un punto di non ritorno.
Com'era bello questo sport quando ancora esistevano le bandiere, la maglia vissuta come una seconda pelle, ed il senso di appartenenza che ti legava a quella città e a quei colori, che nessun assegnone di mercato avrebbe mai potuto cambiare. Oggi il calcio è bussines, finanza, nulla più. E, cosa ancora peggiore, è in mano a pochi, pochissimi eletti, che fanno ciò che vogliono, come un giocattolino da usare a proprio piacimento.
Società che ormai sembrano non avere più potere, adombrate da personaggi che muovono pedine tutti i giorni, solo per il proprio tornaconto. Jorge Mendes, che sembra essere diventato una sorta di oracolo, di guida spirituale del calcio, nonché il procuratore più potente al mondo, sembra muovere giocatori in base a come si sveglia la mattina, al quale società come Wolverhampton e Monaco (e tante altre) si sono praticamente consegnate a mani basse. Mendes sembra tessere le fila di una contorta ragnatela di scambi, acquisti, prestiti e quant'altro, con delle trame da far invidia al migliore dei film thriller, dove favori e favoritismi si sprecano. Basti pensare ai Wolves: ormai sembrano quasi una squadra portoghese.
Mino Raiola è invece la versione italiana dell'agente lusitano. Un concentrato di trasferimenti, commissioni e super bonus, che muove calciatori come fossero pedine del Monopoli. Un uomo capace di far guadagnare stipendi a ragazzi nemmeno ventenni, ma che incute timore nei tifosi, in quanto sanno benissimo che ogni suo assistito arriva praticamente con la data di scadenza, e che prima o poi lo farà decollare verso altri lidi. E anche li, commissioni su commissioni.
Ma allora è questo il calcio che ci meritiamo? Quello dove molte società sono strette nella morsa (anche spesso per volontà loro) di questi avvoltoi, e che sembrano essere inermi di fronte alle loro strategie di mercato? Il calcio degli sceicchi, dei magnati russi, dei presunti cinesi, degli squali di mercato e delle piccole società che faticano ad iscriversi ai campionati ogni anno. Però ai tifosi, che sono la vera linfa vitale di queste circo, non ci pensa più nessuno?
Evidentemente ci meritiamo questo, il calcio globale, i super stipendi e i maxi trasferimenti. E forse chissà, magari un giorno qualcuno dall'alto capirà che sarebbe meglio per tutti darsi una bella regolata. Ma ne dubito.
Com'era bello dicevo, quando ancora nel calcio esistevano certi valori. E non erano certo quelli bollati.
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